di Elena Comelli
La nuova Alitalia si avvicina al decollo. C’è un’intesa di massima con Bruxelles per il via libera alla cosiddetta Ita (Italia Trasporto Aereo), che servirà a far approvare il piano della newco e a sbloccarne la partenza. Certo, sarà una piccola compagnia rispetto alla vecchia Alitalia, ridimensionata di almeno il 50% del suo personale e di meno della metà dei suoi velivoli, con circa 4500 dipendenti e non più di 60 aeromobili. Il nuovo ad Fabio Lazzerini dovrà fare i conti con una quantità di esuberi senza precedenti – circa 5800 – che dovrà concordare con i sindacati. Ma almeno la nuova Ita, con il via libera di Bruxelles, potrà partecipare alla gara per il marchio. "La Commissione e le autorità italiane hanno raggiunto un’intesa comune sui parametri chiave per garantire la discontinuità economica tra Ita e Alitalia", ha confermato la portavoce della vice presidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, al termine dell’incontro di ieri a Bruxelles col ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e con il ministro dell’Economia, Daniele Franco, collegato in videoconferenza. La Commissione "sta finalizzando le sue indagini" sui due prestiti ponte concessi dall’Italia ad Alitalia per 1,3 miliardi di euro e "sostiene gli sforzi dell’Italia per preparare il lancio di Ita come nuovo player di mercato sostenibile non appena possibile, in linea con le regole Ue sugli aiuti di Stato".
Non è ancora un via libera definitivo, ma scioglie il nodo che teneva in sospeso il destino della nuova compagnia. "I contatti continueranno ora a pieno ritmo a livello tecnico", ha precisato. Quella di ieri "è una tappa importante verso la soluzione del problema", ha dichiarato Giorgetti. Anche nell’ipotesi di un accordo in tempi stretti, è verosimile che Ita possa decollare solo dopo l’estate, se tutto va bene. "Abbiamo il dovere di garantire l’operatività" di Alitalia "nella stagione estiva; poi ci sarà una nuova compagnia che partirà alle condizioni che si stanno definendo", ha precisato Giorgetti. Fra la vecchia e la nuova compagnia, però, dev’esserci una reale discontinuità. "Ci sono delle condizioni di mercato" da rispettare, "perché non si può fare semplicemente un’azienda di Stato: dev’essere un’azienda che dimostri di poter stare sul mercato", ha sottolineato Giorgetti
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