Vetro di Murano: tra maestri, serventi e serventini

La fabbricazione del pregiato vetro passa attraverso le mani del maestro, degli aiutanti, e degli operai, che lavorano il materiale durante la notte dentro a forni che raggiungono i 1.200 gradi

La lavorazione del vetro di Murano

La lavorazione del vetro di Murano

Murano, 3 agosto 2016 - Il maestro vetraio guida la squadra che realizza gli oggetti, formata di solito da altre tre-quattro persone: un “servente”, primo aiutante del maestro, il serventino (secondo aiutante) e un paio di operai, uno dei quali lavora la notte introducendo nel forno a 1.200 gradi le sostanze da lavorare il giorno successivo. Le composizioni rappresentano i segreti di ciascun’azienda: al silice sono abbinati tutti o in parte, in percentuale diversa, ossido di sodio, nitrato di arsenico, ossido di zinco o di calcio, ossido di piombo o mercurio secondo le caratteristiche di vetri, specchi o cristalli. Dal forno esce il materiale reso morbido e malleabile dalla temperatura elevata e conclusa la lavorazione, l’oggetto viene introdotto in un altro forno a circa 500 gradi che viene spento e lasciato raffreddare: nell’arco di un giorno e mezzo torna a temperatura ambiente. Se il processo fosse più rapido l’opera si frantumerebbe. L’età media dei maestri sfiora i cinquant’anni, il 60% abita a Murano.

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