Uva senza semi
Sempre più persone preferiscono la cosiddetta 'frutta facile', ovvero quei prodotti senza semi, pronti a essere mangiati velocemente. Le specie di uva da tavola apirene, per esempio, hanno subito un’impennata del 33% in cinque anni, “e penso che la richiesta aumenterà sempre di più”, afferma Claudio Mazzini, responsabile freschissimi di Coop Italia.
E quindi, molti produttori hanno investito ettari di terra dedicati alla coltivazione delle razze seedless: “E’ un comparto importante, che sta assicurando buoni risultati anche nell’export in Inghilterra, Germania e Scandinavia”, fa sapere Marcello Guidi, il responsabile del mercato estero di Apofruit. Ricordiamo, infatti, che il trend della frutta senza semi sta prendendo piede solo ora in Italia, mentre all’estero è una richiesta in crescita da molto più a lungo rispetto al Belpaese. E, con i suoi 729 milioni di vendite, l’uva da tavola genera il 15% del valore di export agricolo nazionale totale secondo i dati Crea. Anche se quest’anno la situazione è critica, dal momento che c’è stato un calo di consumi in tutta Europa che ha fatto calare del 14% le esportazioni rispetto al primo semestre del 2021.
In Italia, le vigne che producono uva senza semi sono ancora una minoranza, con il 40% delle produzioni. Per ovviare a questa mancanza, sono partiti alcuni prgrammi di made in Italy, come L’italian variey club, costituito da una ventina di aziende: Inoltre, l’organizzazione Op Agritalia ha deciso di investire in una nuova varietà di uva dai semi masticabili, con il sapore gradevole, la consistenza morbida e un apporto elevato di antiossidanti all’interno dei semi. Infine, in seguito alla crescita di richieste, anche la produzione dei mandarini Tang Gold senza semi è aumentata esponenzialmente e raggiungerà durante questa stagione un volume di 3 mila tonnellate.