Giorgio Tabellini, presidente e fondatore del gruppo Pei, siete passati dalle protezioni per macchine industriali alle barriere per le postazioni degli uffici: com’è venuta l’idea?
"Il nuovo prodotto nasce inizialmente per separare i luoghi in cui si effettuano saldature, tanto che i tappeti sono realizzati per resistere alle scintille e alle alte temperature. Nel pieno dell’emergenza Coronavirus, abbiamo pensato che potesse essere utile come separatore mobile nelle aree di lavoro. Ed è così che lo stiamo utilizzando noi, per proteggere le postazioni".
Continuerà a essere questa la destinazione, nei prossimi mesi?
"La nostra è una proposta, un’idea che auspico possa essere accolta da diverse aziende. La barriera è stata realizzata per altri scopi, ma fin quando ce ne sarà bisogno potrà essere usata anche come forma di protezione in ambienti come gli uffici".
A proposito, come si è organizzato il gruppo Pei per fronteggiare l’emergenza?
"La prima preoccupazione è stata quella di mettere in sicurezza le persone. Dopo un breve periodo in cui siamo stati costretti a fermare l’attività, abbiamo previsto una serie di misure alla ripartenza: una quarantina di dipendenti è in smart working, periodicamente c’è la sanificazione degli ambienti, siamo attenti al distanziamento tanto che i pasti vengono consumati in postazioni separate e non più in mensa, misuriamo la temperatura corporea ogni giorno all’entrata e all’uscita, dotiamo tutti di dispositivi di protezione individuale. La sicurezza è prioritaria, ma abbiamo pensato anche all’aspetto economico per tutelare i lavoratori".
Con quali interventi?
"Tutti hanno ricevuto il 100% della retribuzione a marzo, lo stesso vale per chi ad aprile lavora da casa. Per una settimana c’è stato il ricorso alla cassa integrazione: abbiamo portato l’importo al 70% dello stipendio anticipando noi le risorse. In più eroghiamo un contributo di 150 euro netti a settimana ai dipendenti che hanno in famiglia bambini in età scolare, fino alla quinta elementare, perché privi di sostegno famigliare".
Il gruppo Pei ha stabilimenti anche in Lombardia: in quella zona avete messo in campo ulteriori interventi di prevenzione?
"Quegli stabilimenti continuano a funzionare: c’è ancora più rigidità nell’applicazione delle misure di sicurezza".
E all’estero?
"Il sito produttivo in Serbia non si è mai fermato. In Brasile, invece, lo stabilimento è rimasto chiuso per qualche giorno e poi è stato riaperto. Anche in quei Paesi sono previste misure a tutela dei lavoratori".
Ma quale è stato l’impatto dell’emergenza Coronavirus sul gruppo?
"Finora non c’è stato alcun annullamento di ordine. Lavoriamo a pieno regime, anche se la capacità produttiva è superiore rispetto a quanto si può fare con l’andamento degli ordini in questo periodo. Monitoreremo presto la situazione per avere più chiaro quale dovrà essere il giusto carico di lavoro".
Lei riesce a essere ottimista per il futuro nonostante le difficoltà?
"Sono ottimista per natura. Abbiamo attraversato una bufera che nessuno aveva mai visto prima. Ne usciremo, anche se cambiati".
Giuseppe Catapano
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