Giovedì 25 Aprile 2024

Unipol macina utili E difende lo stop allo smart working

L’ad Carlo Cimbri spiega la scelta: serve più produttività. E prevede aumenti sull’Rca anche se l’inflazione non riparte

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di Riccardo Rimondi

Utile in crescita del 7,2%, a 813 milioni su base annua. E una raccolta diretta assicurativa salita a 9,5 miliardi (+9,5%). Sono i numeri di Unipol con tre quarti di anno alle spalle. Ieri il gruppo bolognese ha pubblicato i dati dei primi nove mesi. Alla crescita dell’utile contribuisce per 155 milioni il consolidamento pro quota del risultato di Bper influenzato, a sua volta, da partite contabili straordinarie legate all’acquisto degli sportelli ex Ubi Banca. Unipol così non ha sofferto troppo il ritorno alla normalità post lockdown. Se l’anno scorso la riduzione dei sinistri derivata dalle limitazioni alla circolazione aveva portato il risultato ante imposte del settore danni a 985 milioni al 30 settembre 2020, un anno dopo lo stesso risultato è sceso a 843 milioni, pur beneficiando di un contributo di 76 milioni derivante dalla quota parte dei risultati di Bper. Per l’ad Carlo Cimbri le asticelle posizionate tre anni fa verranno oltrepassate: "Chiuderemo il triennio superando tutti i target che ci eravamo prefissi in termini sia di risultato complessivo che di remunerazione degli azionisti", ha assicurato il manager.

Per Cimbri gli obiettivi in termini di dividendi verranno superati per Unipolsai (che erano fissati a 1,3 miliardi) e confermati per Unipol (600 milioni). Sulla capogruppo, ricorda, "abbiamo ottemperato all’impegno di pagare i dividendi appena terminato il periodo di blocco delle autorità e l’abbiamo fatto ad ottobre". Intanto c’è il braccio di ferro con i sindacati sullo smart working: il 4 novembre Unipol ha richiamato i lavoratori in sede e i sindacati hanno risposto con scioperi in tutta Italia. La scelta, per Cimbri, è dettata dalla necessità di intervenire sulla produttività: "Fare cose diverse oggi significherebbe esclusivamente un aumento ideale del costo del lavoro conseguente ad abbassamento della produttività che pensiamo le aziende oggi non si possano permettere".

Sui costi delle aziende, ricorda Cimbri, pesa già l’aumento dell’inflazione, che per l’ad non durerà poco e rende più urgente l’aumento delle tariffe. "L’inflazione si aggiunge a un trend che deve avvenire a prescindere dall’inflazione per effetto del calo dei prezzi degli ultimi 5 o 6 anni sul mercato. Parliamo di un decremento di oltre il 20% del prezzo medio dell’Rc auto sul mercato che obbliga il settore a ritrovare un equilibrio tecnico che oggi non ci può essere se i sinistri dovessero tornare a un regime di normalità e con le pressioni inflazionistiche". Affermazione contestata da Assoutenti, che ricorda come durante le persone abbiano continuato "a pagare le polizze, anche se le auto erano ferme". Sul fronte credito, Cimbri conferma la direzione: "Il canale bancario è un canale che è al centro della nostra strategia" e sarà "uno dei tasselli che guiderà il prossimo piano industriale".