Unicredit-Mps Del Vecchio: no alla fusione

Gli azionisti storici contrari all’integrazione di Siena. Prosegue la ricerca del nuovo ad dopo Mustier

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di Elena Comelli

Leonardo Del Vecchio raccoglie attorno a sé i “vecchi” azionisti di Unicredit per fare blocco contro l’acquisizione del Monte dei Paschi, nell’imminenza del cambio della guardia ai vertici della banca milanese, dopo l’annuncio delle dimissioni di Jean Pierre Mustier entro aprile per divergenze con il consiglio. L’obiettivo è di scegliere un nuovo ad in febbraio, accogliendo le indicazioni degli azionisti, che nelle ultime settimane sono stati sondati dal presidente designato Pier Carlo Padoan. Stando alle indiscrezioni, si starebbe cementando un asse tra la Delfin di Del Vecchio, la Fondazione CariVerona e la Fondazione Crt – cui complessivamente fa capo circa il 5% di Unicredit – per creare un nucleo stabile di azionisti con cui il board uscente dovrà confrontarsi per definire il profilo del nuovo amministratore delegato.

La difficoltà è convincere il mercato che la nomina sarà in linea con la tradizione “privata” di Unicredit e non sarà contaminata dalle pressioni dei palazzi romani per una fusione a tutti i costi con Mps. Il governo sta cercando di ridurre la sua quota del 64% nel Monte dei Paschi, dopo aver speso 5,4 miliardi di euro nel 2017 per il salvataggio della banca. Mps ora ha bisogno di altri 2,5 miliardi di euro per rimanere a galla e il governo vede Unicredit come il partner ideale per sostenerla.

Per questo il Tesoro sta lavorando per rendere un’acquisizione di Mps più appetibile per UniCredit e secondo Reuters si prospetta l’ipotesi che lo Stato si faccia carico, attraverso Amco, di 14 miliardi di euro di prestiti deteriorati da Unicredit. La ricerca del nuovo capo della banca milanese, dopo le dimissioni di Mustier, avrà implicazioni per qualsiasi potenziale accordo con Mps e molti azionisti si preoccupano di vedersi imporre un candidato percepito come troppo vicino al governo. Da qui l’iniziativa di Del Vecchio, che controlla l’1,6% della banca e punta a stringere un patto per avere più voce in capitolo nella scelta del nuovo ad e scongiurare un potenziale accordo con Mps.

Le fonti sottolineano che un modo per allontanare Unicredit da qualsiasi accordo con Mps sarebbe sostenere una fusione alternativa, come quella tentata l’anno scorso con Banco Bpm, conclusasi senza esito. Delfin e le due fondazioni hanno rifiutato di commentare le indiscrezioni.

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