
Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit
Un primo passo, ma di natura esclusivamente tecnica. È stato definito così l’incontro che si è tenuto ieri a Roma tra i funzionari del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) e alcuni top manager di UniCredit. Tema del summit l’ops (offerta pubblica di scambio) lanciata da UniCredit per inglobare il Banco Bpm, un’operazione sulla quale il governo, attraverso il ministero dell’Economia, ha imposto a UniCredit alcun condizioni facendo leva sul Golden Power, il potere che consente all’esecutivo di fissare alcuni paletti sulle scalate ai danni di grandi imprese con valore strategico nazionale. Erano presenti, nello specifico Giacomo Marino, che in UniCredit si occupa proprio di occupa di fusioni e acquisizioni (M&A), assieme al direttore finanziario Stefano Porro e al capo dell’area legale Rita Izzo.
Il meeting è stato puramente interlocutorio dopo che la banca guidata da Andrea Orcel aveva chiesto chiarimenti sulle condizioni imposte dal governo per dare il via libera all’operazione. Due, in particolare, sono le richieste che UniCredit considera una spina nel fianco. Il primo riguarda Anima, la società di gestione sulla quale Banco Bpm ha già lanciato una scalata, che finirebbe a sua volta nell’orbita di UniCredit se l’ops avesse successo.
I paletti imposti dal governo prevedono l’obbligo, per almeno 5 anni, di non ridurre il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di Stato (in portafoglio ne ha circa 90 miliardi di euro). Per Orcel, secondo quanto si dice nella comunità finanziaria, questa condizione è molto stringente e potrebbe distruggere valore per il gruppo. Il secondo paletto del governo considerato troppo stringente è l’obbligo per UniCredit di abbandonare le attività in Russia della banca, che sono già state in gran parte ridotte.
Ora, con il Golden Power si chiede però molto di più. Nel frattempo resta aperto il dossier Commerzbank, la banca tedesca che UniCredit vorrebbe conquistare. La ceo Bettina Orlopp ha ribadito di non voler cedere alle avance di Orcel anche nella lettera agli azionisti che ha preceduto l’assemblea dei soci, a cui UniCredit non ha partecipato pur avendo in azioni il 9,5% del capitale. Il clima in Germania, è ostile all’operazione.