"Europei, una vittoria vale 12 miliardi di Pil". In gioco anche la crescita italiana

L’economista Caricasulo: "I conti farebbero un balzo di 0,7 punti. Dopo il trionfo ai Mondiali 2006 l’export salì del 10%"

Il premier Mario Draghi, 73 anni

Il premier Mario Draghi, 73 anni

"Domenica a Wembley è in palio un pezzo della crescita italiana. E sarà una gioia fare i conti, se gli Azzurri vinceranno". Simona Caricasulo, docente di Economia aziendale dello sport alla Luiss ‘Guido Carli’ di Roma, mostra un piglio da tifosa senza timore di contraddizioni. "Per me, ex agonista nella pallavolo e nell’atletica, lo sport è più di una passione. E la splendida cavalcata dell’Italia di Mancini sintetizza alla perfezione di cosa sia capace questo Paese ogniqualvolta è messa in discussione la sua capacità competitiva".

L’Istat vede l’economia italiana in crescita del 4,7% nel 2021. La Ue stima +5%. Trend simile nel 2022. Un successo azzurro spingerebbe ulteriormente questi numeri?

"Assolutamente sì, ma potremo pesarlo solo a posteriori, e sarà un’operazione delicata, perché la ripresa vorticosa dalla pandemia altera il quadro".

Preferisce non sbilanciarsi?

"Al contrario. Sono certa che la conquista degli Europei costituirebbe un volano straordinario per la nostra economia e per il sistema Paese. Non a caso, tutte le maggiori ricerche stimano l’impatto delle grandi vittorie calcistiche lo 0,7% del Pil".

Facciamo i conti sulle ipotesi Ue: l’incremento Azzurri pari allo 0,7% del Pil varrebbe – da solo – 12 miliardi?

"Questo indicano i modelli, anche se una quantificazione così puntuale non è possibile. Ma in ballo c’è davvero tanto, perché l’effetto-vittoria si trascinerebbe agli anni a seguire. The winner takes it all, il vincitore prende tutto, dicono gli inglesi. Un fenomeno che si dispiegherebbe sia nel mercato interno sia nell’export".

Proiezioni?

"Dopo il trionfo ai Mondiali 2006 l’export italiano fece segnare +10%. La conferma che i grandi successi rafforzano la brand identity dell’intero Paese. La voglia di prodotti italiani, che nel mondo è già alta, crescerebbe ancora. Trovando stavolta un alleato chiave nell’e-commerce, infinitamente più esteso rispetto a 15 anni fa".

Potremmo battezzarlo effetto Mancini-Draghi?

"Fiducia, crescita, speranza. Rottura degli schemi e delle paure. Cittì e premier fanno giocare l’Italia con la stessa filosofia che riscopre il talento, richiede sacrificio, offre sostanza. Per i valori che stanno promuovendo, Draghi è il mister onorario dell’Italia di Mancini e Mancini il ministro esplicito della Compattezza nazionale".

Identica gestione delle complessità?

"Entrambi uniscono e non dividono. Lo fa Draghi col suo governo allargato. Lo fa Mancini con la sua squadra che non ha blocchi precostituiti, ma assorbe il meglio da grandi e provinciali. Un’Italia così solida, che domenica in finale rappresenterà l’Unione europea contro il Regno Unito che dalla Ue è uscito, è un Paese che si riappropria del suo ruolo strategico nella politica, nello sport, nella cultura, nell’eleganza, nell’innovazione. Nel 2020 eravamo la prima nazione occidentale piegata dalla pandemia. Oggi gli altri ci ritrovano sul palcoscenico e si chiedono come abbiamo fatto".