Venerdì 19 Aprile 2024

Un progetto Consob per le Pmi «L’ignoranza dell’economia fa male al sistema produttivo»

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MILANO

QUANDO si pensa all’educazione finanziaria è facile cadere nell’equivoco che accompagna ogni forma di conoscenza: che in fondo sia solo una questione privata e che le conseguenze dell’ignoranza ricadano sull’ignorante. I fallimenti delle banche e gli scandali finanziari hanno messo drammaticamente in evidenza ingenuità ed errori di correntisti ed obbligazionisti, che li hanno pagati di tasca propria. Ma c’è un aspetto della questione che a troppi sfugge: l’ignoranza finanziaria ‘fa Pil’, soprattutto quando riguarda gli imprenditori e la loro capacità di accedere al mercato dei capitali per reperire risorse finanziarie fresche, che sostengano investimenti e competitività. L’ignoranza finanziaria danneggia il sistema-Italia ed è sempre una questione collettiva. Proprio per questo è nato un nuovo progetto per le piccole e medie imprese fortemente voluto da Consob e Federterziario. «È un’iniziativa che si inserisce nel quadro di un piano di educazione finanziaria lanciato lo scorso dicembre in linea con le indicazioni dell’Ocse e del Comitato nazionale», spiega Giuseppe D’Agostino, vice-direttore generale della Consob.

Il sistema produttivo italiano non è eccessivamente ‘banco-centrico’ e ancorato alle logiche tradizionali del credito?

«Infatti il punto è proprio questo: non proponiamo un’educazione finanziaria negli stessi termini in cui va fatta ai risparmiatori, con nozioni per imparare a gestire il denaro. L’obiettivo è invece quello di rendere consapevoli gli imprenditori che esiste una serie di canali di finanziamento alternativi al credito bancario e a cui si può accedere a certe condizioni».

Ossia?

«C’è tutta una normativa molto articolata, nazionale ed europea, sul mercato dei capitali. Oltre alle leggi ci sono i regolamenti, le linee guida e tutto un quadro normativo complesso e purtroppo misconosciuto proprio da coloro che ne sarebbero i massimi fruitori: le imprese che devono cercare canali di finanziamento alternativi».

Un bel paradosso…

«Ed è tanto più forte se lo si legge sotto la lente delle indagini della Commissione Ue e della Bce sull’accesso al mercato dei capitali: l’84% della struttura finanziaria delle Pmi in Europa è costituito dal capitale di debito. Quindi sono fortemente sottocapitalizzate e questa forte concentrazione ha come caratteristica di essere credito bancario. Di conseguenza una restrizione dell’offerta di credito mette in ginocchio l’economia reale».

Di qui la vostra iniziativa.

«Sì, perché quel quadro normativo non è un quadro di vincoli, ma di opportunità, ma bisogna farlo conoscere. Si può fare l’esempio del crowdfunding».

Prego.

«Oggi non c’è più solo l’equity crowdfunding, ossia la possibilità di emissione, attraverso piattaforme dedicate, di capitale a rischio; ma possono emettere titoli di debito tutte le imprese: possono cioè collocare quote di capitale non solo le imprese innovative, ma anche le Srl. Tutte queste sono opportunità legislative. Altro esempio. C’è uno sforzo normativo sulla possibilità che i fondi di venture capital vadano verso l’impresa, ma le imprese non conoscono neanche l’esistenza materiale di una possibilità di questo tipo».

Come si articolerà il progetto?

«Sarà strutturato in due fasi e si protrarrà fino al 2021. In un primo momento saranno coinvolti rappresentati locali, regionali e provinciali, di Federterziario, che verranno specificamente formati. Dopodiché questi referenti promuoveranno la formazione diretta alle imprese associate. Faremo un accordo simile anche con Confindustria».

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