
Pierpaolo Piccioli, di Balenciaga
"Serve un piano strategico nazionale per rilanciare la moda". Lo ha detto il presidente designato di Confindustria Moda, Luca Sburlati, aggiungendo che "dobbiamo aiutare il tessuto industriale, i nostri marchi italiani a potenziarsi su mercati internazionali e non avere paura di farlo. Sono certo che il governo ci supporterà". Mentre il mondo della moda brinda alla nomina di Pierpaolo Piccioli come direttore creativo di Balenciaga, e Parigi si prepara ad accogliere la sua visione, a Milano si fa il punto, con meno lustrini e più dati. A Palazzo Mezzanotte, si è tenuta l’Assemblea Generale di Confindustria Moda, intitolata Energie: il Made in Italy tessile-moda, filiera strategica per il futuro del nostro Paese. Un titolo che evoca slancio, ma si confronta con una realtà complessa. Nel frattempo, però, ci si organizza. Oggi c’è un nuovo timoniere: Luca Sburlati è il nuovo presidente della Federazione. Succede a Sergio Tamborini.
Presenti Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Moda Accessori, e Matteo Zoppas, presidente di ICE Agenzia. È intervenuto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Paola Cillo (Università Bocconi), Regina Corradini (Simest) e Riccardo Stefanelli (Brunello Cucinelli) hanno animato un confronto sui temi chiave per il settore. Tutti d’accordo: il made in Italy ha ancora tanto da dire, ma serve ordine, visione e un sistema più compatto. Il “sentiment” degli imprenditori si condensa in: più ansia che speranza. Molti imprenditori non prevedono una ripresa imminente: solo il 6% ritiene che la ripartenza sia già in atto, il 19% la prospetta dal secondo trimestre, il 43% nella seconda metà del 2025 e il 32% non prima del 2026.
L’assemblea ha delineato tre linee operative: promuovere l’aggregazione tra imprese, sostenere l’internazionalizzazione attraverso strumenti finanziari mirati e introdurre un sistema di responsabilità produttivo per garantire trasparenza. Attualmente, il 60% della filiera è composto da aziende con fatturati compresi tra i 5 e i 30 milioni, penalizzate spesso da bassi margini di guadagno.
Antonio Mancinelli