Un Fisco equo per rilanciare i consumi

Bruno

Villois

Il Fisco sta diventando sempre più tema clou per la ripresa. Il problema delle cartelle esattoriali e i quasi mille miliardi nella contabilità dello Stato, per lo più inesigibili, evidenzia quanto sia alta l’imperizia e negligenza del creditore pubblico, che ne ha consentito l’accumulo senza mai riuscire a recuperarli. Non resta che rottamarle ben sapendo che siamo di fronte all’ennesimo mini-condono a cui tutti i governi della prima e seconda Repubblica hanno già fatto ricorso in passato. Parimenti urgente è aumentare il potere di acquisto di quel ceto medio che da inizio secolo ad oggi ha visto il reddito diminuire di oltre un punto percentuale all’anno. A incidere in maniera non certo secondaria è stata la pressione fiscale che necessiterebbe di una sforbiciata rilevante per tutti i redditi fino ai 50-60mila euro annui. Il risultato sarebbe quello di ridimensionare fortemente evasione ed elusione fiscale, cosa tutt’altro che facile a dimostrarsi, ma sicuramente lasciare più reddito in tasca al 90% dei contribuenti li metterebbe in condizione di spendere maggiormente, determinando un risultato vantaggioso per l’Erario, grazie al rilancio dei consumi. Insieme alla riorganizzazione delle aliquote è necessario procedere con controlli diversi e più efficaci per ridimensionare l’evasione. Utilizzare il tutor fiscale potrebbe infliggere una proverbiale sconfitta agli evasori, e aprirebbe le strade all’assunzione di almeno 10mila controllori in modo che, al massimo ogni tre anni, ogni contribuente dovrebbe confrontarsi direttamente con il tutor fiscale. Ai controlli andrebbe abbinata una semplificazione di procedure e modulistica delle denunce dei redditi, ad oggi così cavillose da facilitare gli errori, sanzionati pesantemente.

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