Martedì 23 Aprile 2024

Un buon caffè e si riparte più forti di prima La storia di Mauro, il business nella tazzina

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Sono passati 70 anni da quel giorno in cui a Reggio Calabria l’intraprendente Demetrio Mauro, quarantenne squattrinato ma lungimirante, riceve una vecchia apparecchiatura per la torrefazione del caffè. Oggi quella macchina è diventata uno stabilimento di 40 mila mq all’avanguardia, con sette linee di confezionamento, che produce 3 milioni e mezzo di chili di caffè all’anno. Il caffè Mauro è uno dei brand più dinamici di un mercato vivacissimo e molto competitivo.

Nel corso degli anni il Caffè Mauro ha conosciuto momenti esaltanti (negli anni Cinquanta e Sessanta quando le confezioni del caffè, che prima veniva venduto sfuso, cominciarono a riempire gli scaffali di negozi e supermercati, quando grazie agli spot su Carosello i prodotti diventavano popolari) e altri momenti bui, come una decina di anni fa, quando l’azienda attraversò una gravissima crisi che stava per metterla al tappeto. A salvarla, risanarla e rinnovarla pensò la famiglia Capua, proprietaria della Socib Spa, società calabrese che aveva la concessione di imbottigliamento della Coca Cola nel Sud Italia. Ceduta la Socib, Capua dà vita a una società di investimenti principalmente nei settori del food and beverage e del largo consumo con particolare attenzione a marchi consolidati che necessitano di supporti strategici e finanziari. Il primo, importante, affare è quello del Caffè Mauro. Oggi la Caffè Mauro fattura 20 milioni di euro; i ricavi sono divisi fra il canale horeca (bar e ristoranti) che pesa per il 60% tra Italia ed estero, la grande distribuzione per il 20%, mentre il resto è rappresentato dal vending con il caffè in cialde e capsule.

Il 43% del fatturato proviene dall’export, con una presenza diretta in oltre 60 Paesi: accanto ai mercati consolidati come Canada e Germania, negli ultimi anni l’azienda è fortemente cresciuta in Paesi come Israele, Ungheria, Grecia, Malta, dove da diversi anni registra crescite a doppia cifra. Caffè Mauro ha approvato nei mesi scorsi il nuovo piano industriale (fino al 2021) che punta ad una crescita complessiva del 15% rispetto ad oggi, con un fatturato al terzo anno di circa 23 milioni di euro. Presidente e ad di Caffè Mauro è Fabrizio Capua, 51 anni, calabrese, sposato con due figli, quarta generazione di una famiglia di imprenditori, fondatore di Capua Investment, holding nata con l’obiettivo di acquisire e rilanciare eccellenze del Made in Italy.

Fare impresa nel Meridione è sempre complicato?

«Sì, è sempre difficile. Ma è possibile, noi lo abbiamo dimostrato. Io da calabrese ho avuto una motivazione in più. Al Sud esistono grandi potenzialità in termini umani, c’e’ bisogno di una guida coraggiosa che abbia una visione lungimirante per portare sviluppo».

Dottor Capua, non esiste un solo caffè nè un solo modo di berlo. Lei come lo preferisce?

«Io lo bevo in tanti modi ma quello che amo di più è il caffè della moka».

Avete cambiato più volte il modello di business. Attualmente qual è la vostra strategia?

«Siamo un’azienda molto concentrata sul canale horeca, bar e ristoranti dunque, e sull’espansione all’estero. Israele, ad esempio, è un Paese che ci sta dando grandi soddisfazioni, al di là di ogni aspettativa. E poi Germania, Ungheria, l’Europa dell’Est in genere. Nei prossimi anni contiamo di consolidare questi mercati e di aprirne altri, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti».

E il mondo delle capsule?

«Ci puntiamo molto, abbiamo la gamma completa, compatibile con tutte le macchine ma dobbiamo fare ancora di più, individuare i giusti canali di questi prodotti, uno dei quali è sicuramente l’ecommerce che va molto potenziato».

Avete in mente acquisizioni o fusioni per diventare piu’ forti? «Mio padre diceva sempre: non innamorarti troppo dell’azienda perché potresti farti male. Quello che conta è il ritorno del valore per gli azionisti. Quando le condizioni del mercato lo richiedono bisogna pensare ad aggregazioni, a fusioni, eventualmente anche a cessioni».

Qual è la caratteristica principale del suo Gruppo?

«La resilienza, lo dico sempre. La nostra è un’azienda formata da persone che hanno in comune la tenacia, la passione, la caparbietà, la capacità di risollevarsi e ripartire, come mio padre Giovanni, scomparso tragicamente in un incidente aereo vent’anni fa, e come Demetrio Mauro, il lungimirante fondatore di questa azienda».

 

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