Sabato 20 Aprile 2024

Un anno di Dazn ha cambiato gli italiani: "Investiamo, ma serve più banda larga"

Veronica Diquattro, executive vice president Southern Europe Dazn

Veronica Diquattro, executive vice president Southern Europe Dazn

MILANO

UNDICI mesi fa, alla vigilia della stagione calcistica, era talmente nuova per tutti che non sapevamo nemmeno come pronunciarla. Oggi Dazn, la piattaforma live del gruppo britannico Perform, è una consolidata realtà del panorama sportivo italiano. Ottantuno milioni di ore di streaming di contenuti sportivi (91% live e 9% on demand), 2.600 eventi live trasmessi in diretta (9 al giorno), partite di serie A, di B, della Liga spagnola e della Ligue 1 francese, e oltre al calcio che la fa da padrone, football americano, boxe, pallavolo, rugby. E’ sicuramente un bel business lo sport in streaming, e lo è sempre di più perché il pubblico vuol vedere quello che vuole, quando vuole e come vuole. E’ il grande cambiamento avvenuto con il passaggio dall’analogico al digitale, una rivoluzione socio culturale non tanto nei contenuti quanto nelle modalità di visione.

A GUIDARE la crescita di Dazn in Italia (e anche in Spagna) nel settembre dello scorso anno la proprietà ha chiamato una giovane bolognese di 35 anni, Veronica Diquattro, vicepresidente di Dazn, appassionata di tecnologia e digitale, con esperienze in Ferrari, Bmw, Oreal, Google e Spotify. E’ stata lei a curare il lancio in Italia della start up musicale. Lo ha fatto così bene da far colpo sugli inglesi di Perform, che hanno scommesso su di lei, scegliendo una donna per rendere lo sport più accessibile e fruibile a tutti in modo semplice e immediato.

Capita sempre più spesso di incontrare donne ai vertici delle aziende: qualcosa si muove?

«Sei anni fa, quando ho cominciato con Spotify e avevo 29 anni, ci fu qualche alzata di sopracciglio, diciamo così. Oggi c’è molta più consapevolezza sul fatto che la competenza porta valore, al di la’ del fatto che uno è uomo o donna, giovane o meno, e che consente all’azienda di innovare».

Lei fa parte delle ‘Inspiring Fifty’, le 50 donne italiane più influenti nel mondo della tecnologia e dell’innovazione. Chi dovrebbe guardare a lei come un modello a cui ispirarsi?

«Abbiamo il compito di sensibilizzare le ragazze più giovani e incoraggiarle ad avvicinarsi senza timori alle discipline tecnologiche, in tutti settori, anche in quelli che fino a poco tempo fa erano appannaggio degli uomini, come appunto quello sportivo».

Dalla musica al calcio. Esperta di digitale ma di calcio? Lei è tifosa?

«Tifo Bologna, la mia città, e Atalanta, perché il mio fidanzato è di Bergamo».

I prezzi degli abbonamenti a Dazn resteranno gli stessi?

«Sì, 9,99 al mese. E non ci saranno aumenti anche se porteremo nuovi contenuti come siamo convinti di fare».

La gente si abbona se vede bene e se il segnale è buono. La smart tv ha senso se hai una buona connessione e una banda veloce. Su questo siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei?

«Purtroppo sì, non è un segreto, bisogna fare di più. Ma anche noi possiamo dare il nostro contributo, sensibilizzando il governo sul tema del rinnovamento delle infrastrutture tecnologiche. Abbiamo diversi tavoli aperti con altri player come Netflix, Amazon, Chili e Sky. Siamo disponibili a mettere a disposizione le nostre informazioni e il nostro know how. Lo sport è sicuramente un acceleratore per il potenziamento della banda larga che deve avvenire su tutta la penisola. La copertura è ancora un po’ a macchia di leopardo».

Che rapporti avete con Sky e Mediaset?

«Sono nostri partner, stiamo verificando nuove forme di collaborazione».

C’è uno sport che non avete e che vorreste avere?

«Ce ne sono tanti che vorremo avere sulla nostra piattaforma. Al momento abbiamo trattative aperte su diversi fronti, il mondo dei diritti è piuttosto complicato».

Si dice però che Dazn punterebbe non solo ad allargare la rosa degli sport ma a uscire anche dall’ambito sportivo per andare a fare concorrenza a Netflix e ad Amazon. E’ così?

«Se parliamo di entertainment lontano dallo sport, la risposta è no. Il nostro core business rimane lo sport. Inteso come live, cioè come dirette di avvenimenti sportivi, sia come contenuti originali, highlights, interviste, ritratti di personaggi e così via».

Qual è stato l’impatto di Dazn sui consumi di sport in Italia?

«Un aumento del 10 per cento del tempo complessivo dedicato alla visione di eventi sportivi rispetto a un anno fa».

Chi è il vostro utente tipo?

«Per il 60 per cento sono uomini. Il 60 per cento ha meno di 40 anni, l’84 per cento ci guarda con i famigliari o con gli amici, e non guarda solo il calcio».

Con quali device vi guarda?

«Per il 63 per cento su una smart tv, per il 22 su smartphone e Ipad, per il 15 su pc».

Dove siete più visti?

«Le prime tre città sono Milano, Roma e Napoli».

Dopo il calcio qual è lo sport più visto su Dazn?

«A molti suonerà come una sorpresa, ma è il football americano. Che ha molti appassionati, soprattutto fra i più giovani».

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