
Rivalutazione del Tfr, per le Pmi costo aggiuntivo da 6 miliardi
Il boom dell'inflazione ha portato anche ad una forte rivalutazione del Tfr per le Pmi, che potrebbe costare mediamente 1.500 euro in più a lavoratore, con una spesa aggiuntiva per queste realtà con meno di 50 dipendenti stimata, in via prudenziale, in almeno 6 miliardi di euro. La Cgia ricorda che i dipendenti delle Pmi con meno di 50 addetti hanno la possibilità di trasferire il proprio Tfr in un fondo di previdenza complementare oppure di lasciarlo in azienda, come avviene per una buona parte dei dipendenti. Ogni anno, quindi, l'ammontare del Tfr accantonato viene rivalutato dell'1,5%, a cui si aggiunge il 75% della variazione dell'inflazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. La Cgia ha ipotizzato che un lavoratore attivo da 5 anni presso la stessa azienda con meno di 50 addetti, la rivalutazione del suo Tfr porterà nel bilancio 2023 un aumento dei costi di 593 euro rispetto a quanto è stato riconosciuto al proprio dipendente dal momento dell'assunzione fino al 2020. Se l'anzianità lavorativa è di 10 anni, l'incremento è di 1.375 euro, con 15 anni, l'extracosto è di 2.003 euro, se è da 20 anni l'aumento è di 2.594 euro. La maggioranza dei 6,5 milioni che lavorano nelle Pmi con meno di 50 addetti sceglie di lasciare il Tfr in azienda. Si ipotizza che siano 4,3 milioni (il 66% circa) e abbiano un'anzianità di servizio media stimata pari a 10 anni, la variazione della rivalutazione del Tfr rispetto alla media riconosciuta al dipendente nel periodo che va dalla sua assunzione al 2020, è stata positiva e prudenzialmente pari ad almeno 6 miliardi. Pertanto, il milione e mezzo di Pmi con meno di 50 addetti, il boom inflazionistico avrebbe comportato, in materia di Tfr, una stangata che, sommata agli effetti riconducibili all'aumento "imprudente" dei tassi di interesse deciso dalla Bce, ha messo in difficoltà la gran parte del sistema produttivo italiano. La Cgia ritiene che la situazione più critica sia al Sud e, in particolar modo, a Vibo Valentia, dove il 91% delle imprese con dipendenti presenti in provincia ha meno di 50 addetti. Seguono Trapani (89,3%), Agrigento (88,7%), Nuoro (88,3%), Campobasso (86,1%).