Mercoledì 9 Ottobre 2024

Smart working in Italia, 3,6 milioni da remoto.

Lo smart working in Italia torna a crescere: nel 2023 i lavoratori da remoto si assestano a 3,585 milioni, con un aumento del 541% rispetto al pre-Covid. Aiuta l'ambiente e rilancia le aree periferiche.

Lo smart working cresce in Italia, da remoto in 3,6 milioni

Lo smart working cresce in Italia, da remoto in 3,6 milioni

Lo smart working in Italia sta tornando a crescere: dopo i picchi della pandemia e una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 i lavoratori da remoto si attestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid. Si prevede che nel 2024 aumenteranno a quota 3,65 milioni. Questo è quanto emerge dalla ricerca dell'Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno "Rimettere a fuoco lo smart working: necessità, convenzione o scelta consapevole?". Lo studio rivela che nel 2023 i lavoratori da remoto sono aumentati soprattutto nelle grandi imprese, rappresentando oltre un lavoratore su due, pari a 1,88 milioni di persone; sono cresciuti anche nelle Pmi, con 570mila lavoratori, il 10% della platea potenziale; sono invece ancora calati nelle microimprese (620mila lavoratori, il 9% del totale) e nelle Pubbliche amministrazioni (515.000 addetti, il 16%). Lo smart working, inoltre, contribuisce alla salvaguardia dell'ambiente: due giorni a settimana di lavoro da remoto evitano l'emissione di 480 chilogrammi di Co2 all'anno per persona, grazie alla riduzione degli spostamenti e al minor uso degli uffici. Quanto agli effetti sul mercato immobiliare e sulle città, la ricerca evidenzia che il 14% di chi lavora da remoto (una persona su sette) ha cambiato casa o ha deciso di farlo, scegliendo nella maggior parte dei casi zone periferiche o piccole città alla ricerca di un diverso stile di vita, con un effetto di rilancio per diverse aree del paese.