
Eolico in crisi, per Orsted 3,8 miliardi di svalutazioni
Il leader mondiale nella costruzione di parchi eolici offshore, la danese Orsted, è in caduta libera alla Borsa di Copenaghen dopo aver annunciato che interromperà lo sviluppo di due progetti negli Stati Uniti, portando a una svalutazione di 28,4 miliardi di corone danesi (3,8 miliardi di euro) nei suoi conti. Il titolo, che ha perso fino al 22%, cede ora il 15,6% a 286,7 corone. Orsted ha spiegato di "non avere altra scelta" e di dover interrompere la costruzione dei parchi eolici Ocean Wind 1 e Ocean Wind 2 al largo delle coste del New Jersey. La decisione è stata motivata dall'impatto negativo sulla tempistica dovuto ai "ritardi" dei fornitori e dall'impatto sulla sostenibilità economica dei progetti, aggravati da alti tassi di interesse e "dall'aggiornamento di certe assunzioni", tra cui la monetizzazione dei crediti fiscali e la tempistica e la probabilità di ottenere i permessi finali di costruzione. La svalutazione è superiore ai 16 miliardi di corone previsti da Orsted ad agosto e mette in luce le difficoltà in cui si dibatte un settore che deve contribuire alla transizione energetica e al rallentamento del riscaldamento globale. "Non ci sono dubbi che l'industria eolica globale offshore, non solo negli USA, si trovi in una situazione di grande difficoltà", ha dichiarato il CEO Mads Nipper, aggiungendo di essere "fermamente convinto che gli Stati Uniti abbiano bisogno dell'eolico offshore per soddisfare le proprie ambizioni di riduzione delle emissioni di carbonio. Restiamo impegnati nel mercato delle rinnovabili USA e apprezziamo molto gli sforzi del governo americano di sostenere la costruzione dell'industria eolica offshore USA".
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