
Il capitolo previdenziale della manovra "ha qualcosa di clamoroso. Le forze di maggioranza avevano promesso di cancellare la legge Monti/Fornero e invece la confermano e addirittura la peggiorano, neutralizzando, di fatto, le già insufficienti misure di flessibilità in uscita". Lo ha sottolineato il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, in audizione sulla legge di bilancio in Senato, evidenziando che con i nuovi requisiti più restrittivi, Quota 103 e Ape sociale riguarderanno nel complesso nemmeno 10.000 persone, "mentre Opzione donna, ulteriormente peggiorata con l'incremento di un anno dell'età anagrafica, rimarrà concretamente inutilizzata". La Cgil definisce inoltre incostituzionale il taglio dei futuri assegni di molti lavoratori pubblici attraverso una revisione retroattiva delle aliquote di rendimento. Confermando il taglio all'indicizzazione delle pensioni in essere e, sostanzialmente, "stabilendo, dal 2024, il pieno ritorno dei 67 anni di vecchiaia, dei 42 anni e 10 mesi di anticipata e dei 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo", il governo "torna a fare cassa con le pensioni, sottraendo 2,7 miliardi complessivi al sistema e penalizzando soprattutto giovani e donne", conclude il sindacato citando i numeri del Dpb.
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