Bruxelles, 13 marzo 2025 – Una nuova bufera sta travolgendo il Parlamento europeo dopo lo scandalo Qatargate. Una maxi-operazione della polizia giudiziaria in Belgio ha infatti portato, all'alba un centinaio di investigatori, su ordine del giudice istruttore e della procura federale, a condurre perquisizioni a tappeto a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre fermando diversi lobbisti legati al colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei.

Lo scandalo lobbisti di Huawei
A dare comunicazione dell’operazione è stata la stessa procura federale belga. Le persone fermate sono sospettate di aver corrotto attuali ed ex parlamentari europei per favorire gli interessi commerciali dell'azienda in Europa.
Nel corso delle 21 perquisizioni condotte questa mattina "sono stati sequestrati documenti e dispositivi elettronici, tra cui computer, che ora verranno sottoposti a un'analisi approfondita”. Lo fa sapere la procura federale del Belgio. Al momento, secondo quanto si apprende a Bruxelles, al Parlamento europeo non è giunta alcuna notifica ufficiale relativa all'apertura dell'indagine e non risultano richieste di revoca dell'immunità a carico di deputati potenzialmente coinvolti. “I benefici finanziari legati alla presunta corruzione potrebbero” essersi concretizzati con “flussi finanziari relativi alla copertura di spese per conferenze e versati a diversi intermediari, al fine di dissimularne la natura illecita o di consentire agli autori di sfuggire alle conseguenze delle loro azioni”, spiega ancora la procura, precisando che “l'indagine mira anche a rilevare elementi di riciclaggio di denaro”.
Sigilli agli uffici di assistenti parlamentari di Forza Italia
Gli uffici del Parlamento europeo sui quali le autorità del Belgio hanno apposto i sigilli nel quadro dell'indagine sulla presunta corruzione legata a Huawei corrispondono a quelli di due assistenti parlamentari rispettivamente parte degli staff di Forza Italia (Ppe) e dei liberali di Democratic Bulgaria (Renew). A riportarlo è l’agenizia Ansa.
Il ruolo di Valerio Ottati
L’ipotesi è che i lobbisti dell'azienda cinese Huawei abbiano corrotto una quindicina di eurodeputati. Stando a quanto riferito dal quotidiano belga Le Soir. Secondo il quotidiano, "diverse" persone sono state fermate per essere interrogate. "Obiettivo principale dell'operazione di questa mattina è Valerio Ottati", ha scritto Le Soir, spiegando che dal 2019 è il direttore affari pubblici dell'ufficio.
La presunta attività di corruzione di Ottati "sarebbe stata praticata regolarmente e in modo molto discreto dal 2021 a oggi, sotto la veste di lobby commerciale e assumendo varie forme, come compensi per le posizioni politiche o regali eccessivi, come spese di cibo e di viaggio, o inviti regolari per assistere a partite di calcio”, conferma la Procura federale, che potrebbe chiedere la revoca delle immunità parlamentari di diversi deputati nell'ambito dell'indagine. Da parte di Huawei non è ancora stato rilasciato nessun commento ufficiale.
Viaggi e biglietti per partite
Originario di Woluwe-Saint-Pierre, Ottati in passato ha ricoperto il ruolo di assistente parlamentare di due ex eurodeputati italiani, uno del Ppe e uno dell'S&D, per circa 10 anni. Le Soir non è riuscito a contattarlo. Al momento non risulta indagato alcun parlamentare europeo, "ma non è escluso che nel corso delle indagini la Procura federale chieda la revoca dell'immunità parlamentare di diversi eletti".
Perquisizioni nella sede di Huawei
Nell'ambito della nuova indagine per corruzione che vede implicati europarlamentari, la polizia belga ha fatto anche irruzione per perquisire la sede a Bruxelles del gigante tecnologico cinese Huawei Technologies, che sarebbe al centro dello scandalo. Lo riferisce oggi il South China Morning Post. L'Ufficio del procuratore federale belga ha dichiarato che diverse persone sono state tratte in arresto per essere interrogate in merito a un caso di "corruzione attiva" nel parlamento, oltre che per "falsificazione e uso di documenti falsi".
L’Europarlamento: “Pronti a collaborare”
Il Parlamento Europeo "prende atto" dell'indagine avviata dalla Procura Federale di Bruxelles per sospetta corruzione di alcuni eurodeputati per mano di lobbisti che avrebbero agito per conto di Huawei, al fine di contrastare gli sforzi di Washington volti a marginalizzare nell'Ue il colosso cinese delle tlc. L'Aula, "quando le viene richiesto, collabora sempre con le autorità giudiziarie". Lo afferma il servizio stampa del Parlamento. "Abbiamo ricevuto una richiesta di cooperazione dalle autorità belghe per assistere l'indagine” sul caso dei lobbisti legati a Huawei fermati dalla polizia belga perché sospettati di aver corrotto ex e attuali eurodeputati, “che il Parlamento onorerà rapidamente e pienamente”. Lo fa sapere il servizio stampa dell'Eurocamera, rimandando alle stesse autorità federali del Belgio per qualsiasi ulteriore informazione.
No comment della Commissione europea
In merito all'arresto avvenuto questa mattina da parte della polizia belga di alcuni lobbisti legati all'azienda di telecomunicazioni cinesi Huawei e sulle accuse di corruzione per ex e attuali eurodeputati di Bruxelles la Commissione europea non ha "alcun commento da fare su questa indagine”. Lo ha detto un portavoce dell'esecutivo europeo durante il briefing quotidiano con la stampa. “Vorrei tuttavia ricordare che la sicurezza delle nostre reti 5G è ovviamente cruciale per la nostra economia: per questo motivo, nella nostra comunicazione del 2023 la Commissione Ue ha valutato che Huawei rappresenta un rischio più elevato rispetto ad altri fornitori 5G ed è per questo che la Commissione Ue ritiene che gli Stati membri potrebbero adottare decisioni per limitare o escludere Huawei dalle loro reti 5G”, ha aggiunto. “Ciò sarebbe in linea con il nostro pacchetto di strumenti per il 5G. Ora esortiamo naturalmente tutti gli Stati membri ad agire, perché la mancanza di un'azione rapida esporrebbe l'Ue nel suo complesso a un rischio apparente”, ha concluso.