Guerra Ucraina, grano ai massimi da 14 anni. Quanto ci costeranno pane e pasta

Analisi Coldiretti: "Aumento del 30% sull'anno scorso". Filiera Italia: "Nelle condizioni di oggi, prevedibile rincaro tra 10 e 20%"

La guerra in Ucraina colpisce anche il grano. Aumenti per pane e pasta

La guerra in Ucraina colpisce anche il grano. Aumenti per pane e pasta

Roma, 2 marzo 2022 - La guerra in Ucraina e i prezzi del grano, quindi di pasta e pane. Ma di quanto sono aumentati? E soprattutto, che cosa dobbiamo aspettarci? Coldiretti scatta una fotografia in tempo reale. Il grano oggi in Italia, registra, viene pagato 30,8 centesimi al chilo, il 31% in più rispetto ai 23,5 centesimi dell'anno scorso. Per un chilo di pane - che ha prezzi molto diversi a seconda della città e della lavorazione - viene confezionato un chilo di pane. Se consideriamo un prezzo base del pane, l'incidenza del grano sul prezzo finale nei conti di Coldiretti non supera il 10%.

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Gli aumenti

Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia - che rappresenta oltre il 50% della produzione agricola e industriale, un valore superiore ai cento milioni - osservando la situazione di oggi ipotizza: "Se questa condizione si protrae, si rischia di arrivare a un ulteriore rincaro. Più alto sulla pasta, tra 10 e 20%; più contenuto sul pane, tra il 5% e il 10%".

Ma rischiamo anche problemi di rifornimento sugli scaffali? "Quelli riguardano già l'olio di girasole - chiarisce Scordamaglia -, che rischia di mettere in crisi alcuni settori di produzione. Perché se Russia e Ucraina garantiscono un terzo della produzione globale di grano, controllano invece il girasole all'80%. Oggi questo prodotto manca, in tutto il mondo. Ci sono crescenti difficiltà logistiche per il blocco delle navi sul Mar Nero. La circolazione dei container a livello globale è sempre un equilibrio delicato. Se li blocchi da una parte, se ne risente dall'altra".

"Come il petrolio"

Nell'analisi di Coldiretti, emerge che il prezzo del grano ha fatto un balzo e ha raggiunto i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo che non si verificava dal 2008. Ma su valori alti si collocano anche le quotazioni di mais e soia necessarie per l’ alimentazione degli animali negli allevamenti.  L'Ucraina  insieme alla Russia rappresenta anche il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale.

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Le soluzioni

"C'è uno stretto parallelismo tra la situazione dell'energia e le produzioni agricole - rimarca Filiera Italia -. In entrambi i casi, non si può avere di risolvere il problema della dipendenza dall’estero da un giorno all'altro.  Servono politiche pluriennali. Se la Ue è così miope da aver smantellato certe produzioni, oggi ne paga le conseguenze". Da qui le richieste alla politica: "Arrivare a una maggiore produzione italiana di grano, cereali ma anche latte e carni. Su questi prodotti non si può giocare con politiche pseudo-ambientaliste. Siamo in grado di produrre in modo sostenibile ma andiamo in quella direzione. Altrimenti sarà il bis dell'energia".  Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini è certo: "L'Italia ha le risorse, la tecnologia e le capacità per diventare autosufficiente nella produzione del grano e degli altri alimenti".

La siccità

Poi c'è il fattore siccità. Lorenzo Bazzana di Coldiretti premette: "Sicuramente i prezzi sono saliti prima della guerra per altre motivazioni, dall'aumento dei costi energetici a quello dei fertilizzanti alle materie prime, come cartone e quindi imballaggi. Ovviamente nell’ultima settimana c’è stato un ulteriore aumento dovuto alla guerra, che sta provocando un nuovo choc sui mercati internazionali. Dopo tutto questo, in buona parte del paese non piove da mesi, il problema riguarda il Po e la neve in montagna. Poi in questo momento si stanno alzando le temperature, le coltivazioni sono nella ripresa dell’attività vegetativa". Le soluzioni? "Il terreno è secco, in qualche caso si dovrà intervenire con irrigazioni di soccorso. Questo significa che bisogna avere a disposizione l’acqua, e poi quest’acqua dev’essere sollevata. La cosa aumenterà ancora i costi di produzione. Non è automatico si arrivi a un aumento dei prezzi alla vendita".

Le quotazioni del grano

Spiega Bazzana: "Oggi il grano duro costa 455 euro a tonnellata, quindi 45 centesimi al chilo. Il grano tenero  299-300 euro a tonnellata, vuol dire 30 centesimi al chilo. Anche per questo nel corso degli anni abbiamo perso superfici di semina. Sul mais eravamo quasi autosufficienti, oggi dobbiamo importarne il 50%".

La guerra della pasta

La guerra tra Russia e Ucraina non mette a rischio la produzione di pasta italiana e non impatta direttamente sui prezzi del primo piatto preferito dagli italiani. Lo affermano i pastai di Unione Italiana Food, nel ricordare che il peso di questi due Paesi è estremamente marginale rispetto al fabbisogno del settore di grano duro, materia prima della pasta. Dall’Ucraina non è stato importato grano duro nel 2021, mentre quello arrivato dalla Russia nello stesso periodo rappresenta meno del 3% delle importazioni e meno dell’1% sul fabbisogno totale dei pastai. D’altra parte, l’Ucraina è tra i principali produttori di  grano tenero, materia prima da cui si ricava la farina utilizzata come ingrediente di pane, dolci, pizza o mangimi per animali.

Il settore, composto da 120 aziende che danno lavoro a oltre 10 mila persone, sta infatti attraversando una crisi senza precedenti. Il prezzo del grano duro è stabile da qualche settimana, ma viene da un aumento dell’80% negli ultimi 12 mesi per l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, della speculazione internazionale e della corsa all’accumulo di beni essenziali da parte di alcuni Stati. Senza contare che al rincaro delle materie prime si sono accompagnati, negli ultimi 6 mesi, aumenti dei costi di energia, petrolio e materiali da imballaggio.