Elon Musk fa male a Twitter. Crolla la pubblicità, ecco i numeri

Non basta la pace fatta con Apple. I budget del quarto trimestre vengono continuamente rivisti al ribasso. E fra gli inserzionisti c'è chi teme la concorrenza sleale

Elon Musk

(FILES) In this file photo taken on March 09, 2020 Elon Musk, founder of SpaceX, speaks during the Satellite 2020 at the Washington Convention Center in Washington, DC. - Elon Musk took control of Twitter and fired its top executives, US media reported late October 27, 2022, in a deal that puts one of the top platforms for global discourse in the hands of the world's richest man. Musk sacked chief executive Parag Agrawal, as well as the company's chief financial officer and its head of legal policy, trust and safety, the Washington Post and CNBC reported citing unnamed sources. (Photo by Brendan Smialowski / AFP)

ROMA, 4 dicembre 2023 - Il grande caos creato da Elon Musk fa decisamente male ai conti a Twitter. Il motivo è semplice: la fuga degli inserzionisti non si è fermata, e chi resta chiede sconti elevati e condizioni più che favorevoli, oltre a garantirsi scappatoie per rescindere i contratti in ogni momento. Secondo il New York Times, che ha consultato numerose fonti interne, la piattaforma social è continuamente costretta a rivedere al ribasso i target pubblicitari del trimestre. Nel 2021, gli ultimi tre mesi dell’anno avevano portato 1,6 miliardi di dollari (sui 4 raccolti nell’anno) nelle casse dell’uccellino blu. Quest’anno, vista la congiuntura non favorevole, il budget è partito da 1,4. Previsione ribassata una prima volta a 1,3 miliardi e ora a 1,1, visto che è chiaro che i target prevedenti non sono raggiungibili.

Gli incassi (pochi) di novembre

Un esempio: la Coppa del mondo di calcio è sempre stata uno degli eventi più redditizi per Twitter, ma questa settimana la raccolta pubblicitaria è dell’80% inferiore a quelle che erano le aspettative interne. E dall’area ‘Europa Africa e Medio Oriente’, nella settimana dal 21 novembre è arrivata la metà della cifra raccolta la settimana precedente.

Poco conta che, dopo le bordate di inizio settimana, con Musk all’attacco di Apple che aveva sospeso la pubblicità, ora la pace sia stata fatta (dopo un incontro chiarificatore fra Musk e il ceo di Apple, Tim Cook) e la mela morsicata abbia ripreso a spendere.

Poca fiducia

Non sono solo la polemica sulla libertà di parola e il timore dei contenuti inappropriati a fermare gli investitori pubblicitari. La General Motors, ad esempio, è stata la prima a sospendere i contratti. E guarda con molto sospetto il fatto che gli ingegneri di Tesla siano stati messi al lavoro sui Twitter, per paura che i loro dati sensibili finiscano in mano a un diretto concorrente.

“Non abbiamo nessuna fiducia in Twitter, sopratutto dopo quel che è successo nelle ultime settimane”, ha dichiarato, sempre al New York Times, Ellie Bamford, responsabile dell’agenzia di comunicazione R/GA. Il mese scorso, la casa madre di R/Ga, la IPG che è una delle più importanti compagnie di comunicazione a livello mondiale, aveva raccomandato ai propri clienti di 'mettere in pausa’ gli investimenti su Twitter. E nel frattempo il clima non è migliorato.

Clausole capestro

Per contrastare questa deriva, Twitter ha cominciato a offrire condizioni di favore agli inserzionisti (ad esempio, una copertura più ampia di pubblico), ma non è detto che sia sufficiente. Ad esempio: il prossimo grande evento sportivo grande catalizzatore di pubblicità, sarà il Super Bowl il 12 febbraio 2023. La PepsiCo è uno dei tradizionali ‘big spender’, ma l’agenzia che ne gestisce il budget è fra quelle che aveva raccomandato ai propri clienti la sospensione da Twitter in attesa di sviluppi. Al momento si parla di contratti, ma con clausole che prevedono la possibilità, per i clienti stessi, di uscirne in ogni momento.

I nodi del bilancio

Prima dell’arrivo di Musk, la pubblicità valeva il 90% degli introiti, e la società era comunque in pesante passivo. Non a caso, il fondatore di Tesla nei primi giorni dopo l’acquisizione di Twitter aveva parlato di ‘possibile bancarotta’, se i conti non fossero migliorati. Ovvio che un qualunque calo di queste entrate avrà pesanti conseguenze, visto che ancora i sistemi alternativi di guadagno (come il monetizzare le varie spunte blu, grigie e oro) non sono partite e comunque non daranno risultato enormi nell’immediato.