
Le colline di Conegliano Veneto dove si produce il prosecco (iStock)
Roma, 27 giugno 2025 – Sono Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia le leader della ‘Dop economy’, ovvero le regioni preferite da quella nicchia di turisti e appassionati che va in cerca delle aree geografiche di origine dei prodotti Dop-Igp. È quanto emerge dal primo ‘Rapporto sul turismo Dop’, presentato ieri a Roma da Fondazione Qualivita, in collaborazione con Origin Italia e con il supporto del ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare. Alla presentazione sono intervenuti, tra l’altro, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Il turismo Dop è una frontiera interessante del già florido turismo enogastronomico: mette al centro le indicazioni geografiche e rappresenta un sistema integrato di accoglienza, costruito interamente attorno alle filiere Dop e Igp, con la regia dei consorzi di tutela. Dal Parmigiano reggiano al culatello, dal prosecco all’oliva ascolana, dalla burrata al cappero di Pantelleria, i prodotti Dop rappresentano un vero e proprio tesoro per i territori italiani, al punto che è possibile stilare una classifica delle regioni più attive sul fronte della promozione delle proprie eccellenze.
I numeri nel dettaglio
Elaborato sulla base di dati forniti da fonti istituzionali e ricavati da indagini dirette, lo studio segnala 585 attività totali al servizio del "nuovo modello turistico", promosse da 361 consorzi di tutela che, a loro volta, coinvolgono 597 prodotti Dop-Igp, da un capo all’altro del Paese. Nel 2024 sono stati registrati 235 eventi dedicati a questo genere di prodotti: dagli ormai iconici ‘Caseifici aperti’, in Emilia-Romagna, alle visite in cantina, passando per festival culturali e persino eventi sportivi abbinati alla promozione dei prodotti Dop e Igp. Lungi dal turismo mordi-e-fuggi, il flusso trainato dalle eccellenze regionali può definirsi un mix perfetto tra cultura popolare e promozione del territorio. Il rapporto registra, inoltre, 188 infrastrutture permanenti, fondamentali per offrire esperienze immersive e durature legate ai prodotti Dop e Igp: Strade del vino e dei sapori — riconosciute dalle regioni —, musei del cibo, spazi didattici e patrimoni culturali fruibili. Il rapporto mappa anche 130 ‘elementi di valorizzazione’: i riconoscimenti ufficiali, cioè, delle zone d’origine dei prodotti Dop e Igp. Tra questi, vi sono i siti Unesco (come le colline del Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano, in Veneto, o l’arte dei muretti a secco, che accomuna l’Italia ad altri Paesi europei e dell’area mediterranea), paesaggi rurali storici riconosciuti dal Masaf, parchi regionali e nazionali. Completano il quadro delle attività 32 azioni specifiche di informazione: convegni, pubblicazioni, attività formative e di comunicazione.
Il primato delle quattro regioni
La leadership di Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia dipende – spiegano gli analisti – dal fatto che, nei territori interessati, sono presenti filiere produttive solide, un'attrattività turistica consolidata e consorzi di tutela strutturati e riconosciuti, capaci di svolgere un ruolo attivo di governance territoriale. Tutto questo - insieme alla capacità di aggregare attori locali e promuovere progetti condivisi - fa la differenza nello sviluppo di un'offerta turistica definita “autentica, integrata e sostenibile". La classifica regionale del turismo Dop è stata stilata in base a più di 20 indicatori ufficiali (tra cui eventi, flussi turistici, infrastrutture, impatto delle filiere). Il successo del Veneto è dovuto sì ai suoi vini (Prosecco, Conegliano Valdobbiadene, Amarone, Soave), ma anche al radicchio trevigiano e, più in generale, a 69 prodotti Igp, con la partecipazione di 35 consorzi. Il secondo posto va alla Toscana, con i suoi 77 prodotti Dop e Igp e 34 consorzi: l’offerta di turismo Dop toscano si distingue per la prevalenza di eventi dedicati alle degustazioni di vino, olio, formaggio pecorino, cinta senese. Al terzo posto, ecco l’Emilia-Romagna, legata a 61 prodotti Dop e Igp, con il coinvolgimento di 28 consorzi. La regione si distingue sia per il gran numero di appuntamenti organizzati dai consorzi di tutela, sia per la presenza peculiare di infrastrutture - tra ‘strade’ dedicate e musei del cibo – in grado di promuovere salumi, formaggi, prodotti ortofrutticoli e persino la piadina romagnola.
Dalle mele della Val di Non al cioccolato di Modica: un business che vale già 20 miliardi
Ma tutte le regioni italiane piazzano in classifica prodotti tipici e Dop: il rapporto registra il riscontro di prodotti molto popolari e altri più ‘di nicchia’, come la liquirizia di Calabria, la stracciatella pugliese, il cioccolato di Modica o il limone di Amalfi. Le regioni del sud, tuttavia, possono fare affidamento su un numero troppo basso di consorzi pienamente operativi e ciò impedisce, al momento, di intercettare appieno le opportunità del turismo Dop. Un turismo che, è bene ricordarlo, muove già un giro d’affari da oltre 20 miliardi di euro e impiega circa 200mila addetti in tutto il Paese.