Giovedì 25 Aprile 2024

Tsunami Covid sugli stipendi Persi 39 miliardi

Nel 2020 calati del 7,5%, tornando ai livelli 2016 . È il dato peggiore di tutti i paesi Ue (media -1,92%)

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di Claudia Marin

Giorno dopo giorno si tirano le somme dei drammatici effetti economici della pandemia e i bilanci sono sempre più devastanti. L’Italia ha perso nel 2020 oltre 39,2 miliardi di salari e stipendi con un calo del 7,47% sul 2019, il dato peggiore nell’Ue a 27. E questo mentre da Standard & Poor’s Global Rating si fa sapere che nel 2020 sono sei i Paesi che hanno dichiarato fallimento soprattutto per colpa del Covid: un livello record per le insolvenze sovrane, che ha riguardato i default di Argentina, Ecuador, Libano, Zambia, Belize e Suriname (due volte).

L’Eurostat pubblica tabelle sui principali componenti del Pil, i dati sulla massa salariale, secondo i quali l’Italia è passata da 525,732 miliardi nel 2019 a 486,459 nel 2020. Nello stesso periodo in Francia sono stati persi 32 miliardi, ma su una massa salariale più ampia, passata da 930 a 898 miliardi (-3,42%). In Germania sono stati persi dai lavoratori dipendenti appena 13 miliardi su oltre 1.500 (-0,87%) mentre nell’Ue a 27 il calo del monte salari è stato dell’1,92%.

Il dato in Italia è legato al lungo periodo di lockdown deciso dal governo per evitare il contagio all’inizio dell’epidemia e alle altre restrizioni decise successivamente per contenere la diffusione del virus con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi (soprattutto tra i lavoratori con contratti a termine) e milioni di persone in cassa integrazione e quindi con buste paga più basse. Il blocco dei licenziamenti e il massiccio utilizzo degli ammortizzatori ha fatto sì che la situazione per i lavoratori dipendenti non fosse peggiore.

Per questo i sindacati chiedono che sia prolungato il blocco dei licenziamenti e che siano messi in campo investimenti per rilanciare l’economia. La massa dei salari in Italia nel 2020 (486,59 miliardi) è inferiore ai livelli 2016 (quando era a 490,6 miliardi) e di fatto azzera la crescita registrata a partire dal 2015. Nello stesso periodo nei maggiori paesi Ue la riduzione è stata minore, mentre in alcuni come l’Olanda si è registrato addirittura un aumento della massa salariale (+3,29%). Un calo paragonabile a quello italiano lo ha avuto la Spagna con 28,37 miliardi di stipendi in meno pari a un calo del 6,44% ma con una riduzione più sostanziosa dell’occupazione. In Spagna nell’anno della pandemia si sono persi quasi 600.000 occupati a fronte dei 464.000 in meno in Italia, dati che non tengono conto delle nuove regole di calcolo secondo le quali chi è in cassa integrazione da oltre tre mesi non è considerato occupato.

Insomma, le "importanti misure di protezione del lavoro e del reddito, prese in questi mesi di pandemia - sottolinea la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti - non hanno però potuto impedire né la perdita di posti di lavoro, né il calo del reddito dei lavoratori".

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