Davos contro i dazi di Trump. "Fermare il protezionismo"

Super imposta Usa su lavatrici e pannelli solari, l’indiano Modi: "Globalizzazione minacciata". Economisti fiduciosi sull’Italia: ma avanti sulle riforme

Il premier indiano Narendra Modi al forum di Davos (Imagoeconomica)

Il premier indiano Narendra Modi al forum di Davos (Imagoeconomica)

Davos, 24 gennaio 2018 - Globalizzazione contro protezionismo. I due campi si fronteggiano ancora una volta a Davos, fin dal primo giorno del World Economic Forum, dominato dall’intervento del premier indiano Narendra Modi, ma anche dal convitato di pietra Donald Trump, che ha fatto scalpore prima ancora di arrivare: non a caso proprio nel giorno di apertura della manifestazione è giunta la notizia che gli Stati Uniti metteranno pesanti dazi (fino al 50%) su lavatrici e pannelli solari d’importazione, suscitando le ire di Cina e Sud Corea. Il prossimo passo potrebbe riguardare settori decisivi come l’acciaio e l’alluminio, beni considerati di importanza strategica per la sicurezza nazionale. 

Una decisione che renderà ancora più difficili i rapporti commerciali internazionali dopo affossamento dei trattati di libero scambio con l’Europa e con l’area del Pacifico e la minaccia al Nafta. È già chiaro così che sulle Alpi svizzere finirà per giocarsi un nuovo round dello scontro tra Stati Uniti e resto del mondo, Europa in testa. Mai un World Economic Forum aveva raccolto così importanti adesioni: 70 capi di Stato o di Governo e 38 leader delle organizzazioni internazionali. 

Il primo ministro indiano non ha usato mezzi termini, denunciando il terrorismo, i cambiamenti climatici e il protezionismo «che rialza la testa» come i principali problemi globali che ostacolano lo sviluppo. Modi ha ribadito che se si vogliono ricomporre le disuguaglianze, bisogna tener conto che «l’isolazionismo non è una soluzione a questa preoccupante situazione. Gli ha fatto eco il primo ministro canadese, Justin Trudeau, con l’annuncio in diretta che la Trans-Pacific Partnership è salva, anche se dovrà fare a meno degli Stati Uniti, grazie a una riscrittura completa, che tiene conto «degli interessi dei cittadini». Mettendo l’accento sulla nuova versione dell’accordo: «Abbiamo inserito elementi progressisti per farne un win-win per tutti, è il giusto accordo che porterà più lavoro e prosperità». Una volata ai leader europei che interverranno oggi, a partire dalla cancelliera Angela Merkel, che già l’anno scorso assieme al cinese Xi Jinping aveva fatto da controcanto al nuovo presidente americano. Ci saranno anche Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni, mentre Trump interverrà venerdì.    Nel frattempo, a Davos gli economisti riconoscono un miglioramento dell’economia in Italia, ma temono i contraccolpi delle elezioni. Angel Gurrìa, segretario generale dell’Ocse, non cede a toni allarmistici: «Sono sicuro che gli italiani faranno la scelta migliore», ma aggiunge, «c’è una scelta netta fra chi propone di andare avanti sulle riforme e chi dice no a tutto senza fare vere proposte». Sulle incertezze politiche interviene anche l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina: «Il debito pubblico è un punto di debolezza assoluto per il nostro Paese, che va affrontato attraverso la dismissione del patrimonio immobiliare», ma «l’importante è avere un Governo dopo le elezioni».