A Expo Dubai tre start up agritech, firmate Caab

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Bologna, 28 giugno 2021 - Le idee giovani che vanno ’messe in campo’, in direzione della sostenibilità economica, ambientale e sociale: è la filosofia comune alle tre start up agri-tech, che il Caab di Bologna porterà a Expo Dubai. Proprio per questo sistema di sostenibilità, e per il progetto ‘Made in Italy’ legato ai Paesi del Golfo arabo, Caab è infatti risultato fra i vincitori del bando lanciato dalla Camera di Commercio italiana negli Emirati Arabi e il prossimo ottobre parteciperà ad Expo Dubai, con una vetrina dedicata ai progetti agro-innovativi ed alla sostenibilità agroalimentare.

"L’agricoltura smart – spiega Andrea Segrè (nella foto), professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, e presidente Caab dal 2012 –, è la frontiera avanzata del settore".

Presidente, cosa c’entrano le start up con Caab, che è un mercato ortofrutticolo?

"Il mercato all’ingrosso si pone fra chi produce e chi consuma, è la cerniera perfetta per unire il primo e l’ultimo anello della filiera, accorciandola il più possibile. E i nostri operatori devono poter acquistare i prodotti migliori, perché sono direttamente in contatto coi consumatori. Per questo, da qualche mese abbiamo attivato un acceleratore per idee e progetti di agrifood tech. Porteremo a Dubai le prime tre start up già presenti qui".

Come sono state selezionate?

"Facciamo scouting in università ed enti di ricerca, sopratutto in Italia ma anche all’estero. Il lavoro di ricerca e selezione viene svolto con grande competenze e passione dal nostro direttore generale, Alessandro Bonfiglioli. Poi cerchiamo di accompagnare queste start up sul mercato".

Cosa mostrerete a Expo Dubai?

"Ci sarà Drover, start up e spin off dell’Università di Bologna, finalizzata a un sistema di agricoltura di precisione, robotizzata, per trattamenti sul campo. Significa ad esempio trattamenti mirati, con la esatta quantità solo nel punto in cui serve: niente sprechi e meno inquinamento. Poi ci sarà Edo Radici, start up e spin off dell’Università di Pisa, un sistema indoor di coltivazione idroponica, con i luce a led e basso impatto idrico: il consumo di acqua è solo il 4% di quello necessario in campo. Significa risparmiare il 96% di una risorsa preziosa come l’acqua. Significa consumare meno suolo, utilizzare anche spazi cittadini e ridurre la filiera dei trasporti e quindi l’inquinamento. Poi c’è Avalon Steritech, una società di Hong Kong partecipata da Bei Capital, che sviluppa sistemi di sanificazione completamente robotizzati".

Da Hong Kong a Bologna: uno sguardo molto ampio sull’innovazione agri-tech...

"Bisogna averlo ampio: se non scambi con il mondo, non cresci. Abbiamo scoperto tante realtà interessanti nel nostro Paese, ed è il primo passo che dobbiamo fare, è un dovere iniziare da quel che ci è più vicino, significa occupazione e crescita. E noi abbiamo capacità e strutture per potere accompagnare queste ed altre start up".

Anche perché si tratta di dare un futuro ai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro...

"Certo: sono start up create da giovani, studenti e dottorandi. In questo modo si proiettano nel futuro, cercano di capire cosa servirà in questo futuro, e lo disegnano, lo creano puntando alla sostenibilità economia, sociale e ambientale".

Dalla vecchia coltivazione ’in campo’ alla ’agricoltura 4.0’, quindi?

"Tutto questo non esclude l’agricoltura in campo, ma ha come obiettivo renderla più sostenibile, riducendo l’impatto complessivo, perché a livello globale oggi l’agricoltura è molto insostenibile. È una rivoluzione culturale, oltre che colturale".

Sostenibilità cosa significa per Caab?

"Dal 2012, abbiamo lavorato per mettere in pratica il concetto di sviluppo sostenibile. Se ne parla dal 1987, ma mancava molto l’applicazione. In questi nove anni abbiamo fatto un percorso per vedere come applicare la sostenibilità in un’area così grande, 70 ettari con 300.000 mq di piattaforme, Ha significato, ad esempio, l’impianto fotovoltaico da 16 megawatt per la mobilità sostenibile e l’energia rinnovabile: siamo quasi completamente indipendenti, in tutto il Caab, compreso Fico. Lo stesso Fico (il parco agroalimentare e didattico, ndr), come pure gli orti, sono una parte importante di Caab. Siamo riusciti ad aprire l’ortomercato, cioè la vendita diretta ai consumatori tre volte alla settimana. E stiamo per ottenere un risultato importante".

Quale?

"Dopo aver certificato tutti i nostri numeri, siamo in fase di valutazione per ottenere la certificazione B-Corp: i nostri indicatori rispettano ampiamente i criteri richiesti, siamo fiduciosi di ottenerla. E a breve presenteremo il bilancio di sostenibilità".

Cosa c’è nel futuro di Caab?

"A luglio è prevista la proroga del cda: un anno, come in tutte le partecipate, in vista delle elezioni del nuovo sindaco di Bologna. In questo anno credo sia importante continuare il percorso di aggregazione fra i centri alimentari dell’Emilia-Romagna, a cui stiamo già lavorando. Con Parma, Rimini e Cesena abbiamo già su tutta una serie di sinergie e internazionalizzazione, presenza nelle fiere, bandi sull’energia, tanto per dire le cose più grandi. Un percorso voluto dalla Regione Emilia-Romagna per fare ’massa critica’ rispetto a un sistema italiano competitivo".

E i progetti che richiedono più tempo?

"Un obiettivo è far arrivare in città frutta e verdura con l’elettrico: oltre all’impianto fotovoltaico, abbiamo un impianto di accumulo industriale, con cui la ricarica è molto veloce e poco costosa con energia veramente da rinnovabile, cioè il sole. Caab non vuole fare solo un lavoro sull’ortofrutta, dobbiamo continuare ad essere un laboratorio sperimentale concreto".

 

 

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