La pandemia "ha toccato anche il settore energetico con una forza mai vista nelle crisi precedenti". Ma "nell’anno più difficile", con il crollo dei consumi e del greggio sotto i 40 dollari al barile (oggi risalito oltre 60), Eni si è difesa al meglio. L’ad Claudio Descalzi (nella foto) ieri ha presentato i risultati 2020 e il nuovo piano strategico al 2024, che risponde "con prontezza allo straordinario contesto di crisi" e progredisce "nel processo irreversibile di transizione energetica". Che con il Recovery Plan potrebbe essere accelerato e comprende, con il nuovo piano (e 7 miliardi di investimenti l’anno), l’anticipo al 2050 della completa neutralità carbonica. Nell’anno del Covid, Eni ha registrato una perdita netta di 8 miliardi e un risultato netto adjusted (senza voci straordinarie) in rosso di 740 milioni.
A conferma della capacità di "risposta alla crisi" (revisione del programma di spesa, aumento della liquidità a oltre 20 miliardi e difesa della solidità patrimoniale), il quarto trimestre ha evidenziato un ritorno all’utile adjusted per 66 milioni. La produzione d’idrocarburi è stata di 1,73 milioni di barili di olio equivalente al giorno in linea con la "guidance" ridefinita per la pandemia. I risultati superiori alle attese e la conferma di un dividendo a 36 cent per azione (che farà felice anche il Tesoro) sono stati promossi dalla Borsa (+1,11%). Il mercato ha apprezzato il miglioramento (8%) nel quadriennio dei dividendi. Il piano stima una crescita annua del 4% di produzione, e prevede la fusione dei business di energie rinnovabili, prodotti bio e attività commerciali al dettaglio.
Achille Perego
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