Giovedì 18 Aprile 2024

Commercio al dettaglio: ogni euro speso ne genera 1,10 nel resto dell'economia

Secondo le cifre contenute in un rapporto realizzato da The European House – Ambrosetti, il valore aggiunto del settore è pari a 101 miliardi di euro, il triplo di quello dell'industria alimentare

Commercio al dettaglio

Commercio al dettaglio

C’è un settore vitale per l’economia italiana che, spesso, non riceve la dovuta attenzione. Un comparto molto più “pesante” in termini di giro d’affari rispetto a quelli che sono ritenuti i pilastri del made in Italy, come l’alimentare e l’abbigliamento. Si tratta del retail specializzato, un comparto che vale il 13,7% del prodotto interno lordo (Pil) e che l’indagine realizzata da The European House – Ambrosetti definisce, non a caso, "strategico".

È infatti l’anello di congiunzione tra i consumatori e le imprese, una posizione che gli consente di avere il polso della situazione in tempo reale. E che, per questo, è importante tenere monitorato. Nel rapporto 'Il Retail alla prova del cambiamento. Il nuovo modello di Retail Specializzato: omnicanale, circolare e inclusivo', presentato il 15 dicembre durante il Forum Finale della seconda edizione della Community Retail 5.0 a Roma, per la prima volta vengono messi in fila tutti i numeri del comparto. Numeri che nel momento attuale - caratterizzato da una contrazione dei consumi innescata dalla galoppata dell’inflazione che a novembre ha toccato l’11,8%, il valore più alto dal 1984 - sono importanti anche per capire le prospettive future dell’intera economia italiana. Nel 2021, il retail specializzato ha generato un valore aggiunto di 101 miliardi di euro, oltre tre volte quello dell’industria alimentare e delle bevande, e un fatturato di 451 miliardi. Gli occupati sono 2,6 milioni, cinque volte tanto gli addetti del settore tessile e dell’abbigliamento, mentre gli investimenti nel territorio sono pari a 9,7 miliardi di euro. Come si vede, si tratta di numeri molto importanti che salgono ulteriormente se all’impatto diretto appena considerato si aggiunge anche quello indiretto, attivato dalla filiera dei servizi a monte, come quelli legati alla gestione degli spazi commerciali, e a valle (ad esempio la vigilanza e la pulizia), oltre all’indotto generato dai consumi resi possibili dagli stipendi pagati ai dipendenti. Nel complesso, considerando anche la componente manifatturiera, il comparto pesa il 13,7% del Pil.

L’effetto moltiplicatore è pari a 2,10 euro: significa che ogni euro di valore prodotto nella filiera del retail specializzato ne attiva altri 1,10 nel resto dell’economia italiana. L’impatto sociale attivato dal retail specializzato in base allo stesso moltiplicatore sale a oltre 3 milioni di addetti. In altre parole, ogni persona occupata nel comparto sostiene più di un posto di lavoro aggiuntivo nel resto dell’economia. Ma il rapporto realizzato da The European House – Ambrosetti non si limita a snocciolare una serie di statistiche. C’è infatti dell’altro. L’enfasi è posta in particolare sul ruolo di 'cerniera' tra produzione e consumo che il comparto ricopre. Ruolo che, anche grazie alla diffusione capillare sul territorio nazionale e alla capacità di influenzare le scelte della produzione, consente al settore di reagire in modo efficace alla crisi e di assumere una posizione trainante nei confronti delle grandi sfide dei prossimi anni, a cominciare dalla transizione ecologica, ad esempio attraverso la promozione dei modelli di economia circolare.

É proprio la caratteristica di essere posto a diretto contatto con i clienti che rende il commercio al dettaglio in grado di sviluppare una conoscenza approfondita delle necessità e preferenze dei consumatori. Un elemento che il settore ritiene imprescindibile non solo per superare l’attuale congiuntura economica ma anche per diffondere un cambiamento di visione della società, all’insegna di un modello che metta al centro le persone e che sia basato su tre pilastri: omnicanalità, circolarità e inclusività.