
Una "Tesla Model Y" (Ansa)
Roma, 23 giugno 2025 – Taxi robot in grado di portare passeggeri in giro per le città. È la sfida dell’auto firmata Tesla, che a Austin, in Texas, ha ufficialmente lanciato il suo primo servizio di robotaxi. Un percorso ancora agli albori, ma carico di aspettative, verso l’obiettivo di una guida completamente autonoma. Per ora i veicoli circolano solo in un’area limitata della città e con una presenza costante di un supervisore umano sul sedile anteriore. Una precauzione necessaria: i primi passeggeri, tra cui alcuni influencer e investitori invitati, sono stati scelti da Tesla, e l’esperienza si è svolta sotto stretto controllo. Secondo quanto riportato dal Washington Post, i primi viaggi sono stati condivisi online da creator selezionati, offrendo una preview del funzionamento dell’auto “senza conducente”, ma comunque monitorata. Una discrepanza rispetto a quanto affermato in precedenza da Elon Musk, secondo cui non ci sarebbe stato “nessun occupante al posto di guida”. La realtà è ancora ibrida: niente conducente, sì, ma un dipendente Tesla pronto a intervenire se necessario.
Una partenza ‘soft’ tra entusiasmo e cautele regolatorie
Il lancio arriva in un contesto normativo in evoluzione. Venerdì scorso il governatore del Texas Greg Abbott ha firmato una legge che impone il rilascio di un permesso statale per la guida autonoma. La norma entrerà in vigore il 1 settembre, ma il suo significato politico è chiaro: anche in uno degli Stati più favorevoli all’innovazione, le autorità vogliono garanzie di sicurezza e responsabilità. Elon Musk ha dichiarato di essere “super paranoico riguardo alla sicurezza”, sottolineando che Tesla vuole procedere “con calma, deliberatamente”. La scelta di limitare i primi test a dieci Model Y rientra in questa logica. L’obiettivo è passare a mille veicoli entro pochi mesi, per poi espandersi ad altre città come San Francisco, Los Angeles e San Antonio.
L’autonomia secondo Tesla: visione integrata, ancora da validare
Il servizio lanciato ad Austin segna la prima vera applicazione commerciale della tecnologia FSD (Full Self-Driving) di Tesla. La casa automobilistica può contare su un ecosistema completamente integrato, che unisce hardware, software, cloud e AI on-board. Tuttavia, l’esperienza di altri operatori – in primis Waymo e Uber – suggerisce che la tecnologia da sola non basta. Waymo, per esempio, ha introdotto da tempo i propri robotaxi in città come San Francisco e Phoenix, ma con costi medi per corsa superiori ai concorrenti tradizionali. Il prezzo di una corsa Waymo è in media di 20,43 dollari: +41% rispetto a Lyft e +31% rispetto a Uber. Solo il 16% dei clienti si dice disposto a pagare oltre 5 dollari in più per un’esperienza autonoma. Tesla dovrà quindi dimostrare di riuscire a offrire un’esperienza premium giustificata. In un momento in cui la concorrenza cresce e le vendite calano, è essenziale che la nuova offerta produca margini, non solo attenzione.
La scommessa di Musk: “Il valore di Tesla è l’autonomia”
Per Elon Musk, i robotaxi non sono solo un’innovazione tecnologica: rappresentano la chiave per il futuro dell’azienda. “Il valore di Tesla, in modo schiacciante, è l’autonomia”, ha dichiarato il ceo. Una frase che sintetizza la centralità strategica della guida autonoma nei piani industriali di Tesla, soprattutto ora che altri segmenti, come quello dei veicoli elettrici a basso costo, sono stati accantonati. Il contesto però è sfidante. Tesla ha chiuso il primo trimestre 2025 con un calo degli utili del 71% su base annua, appesantita dal rallentamento delle vendite in Europa e in Cina. Il titolo resta in negativo da inizio anno (-20%) e ha risentito anche delle recenti frizioni politiche: dopo la rottura pubblica tra Musk e Donald Trump, le azioni hanno perso quasi il 3% in pochi giorni.