Tassi interesse in aumento: la Bce ha deciso. Cosa cambia a partire dai mutui

L'inflazione preoccupa e la Banca Centrale europea corre ai ripari. I rischi per le tasche dei cittadini

La Bce ha deciso di aumentare i tassi di interesse

La Bce ha deciso di aumentare i tassi di interesse

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di aumentare i tassi di interesse (non accadeva dal 2011) che il 1° luglio 2022 saliranno di 25 punti base. Non sarà il solo ritocco verso l'alto perché il board di Francoforte prevede ulteriori aumenti dei tassi di interesse chiave a settembre. Contestualmente la Bce ha deciso di interrompere anche il PEPP (Pandemic emergency purchase programme), ovvero il programma finanziario (fondi per persone e imprese) avviato nel marzo 2020 per contrastare l’impatto della pandemia sull’economia dell’area euro. La decisione della Bce è in linea con i provvedimenti presi da altre banche centrali, a cominciare dalla Fed americana, tuttte preoccupata dalla crescente inflazione. In sostanza, si abbandona la politica a difesa dell'euro a tutti i costi - quella per intenderci del famoso "whatever it takes" di Mario Draghi, allora presidente della Bce (2012) - ma si andrà verso un periodo in cui  il costo del denaro aumenterà progressivamente. Ecco cosa comporterà per le tasche dei cittadini, a partire dai mutui a tasso variabile.

Lagarde, politica monetaria importante
Lagarde, politica monetaria importante

Il piano di Christine Lagarde

Alla  Bce "veniamo da 11 anni tassi di interesse fermi, usciremo presto dai tassi negativi ma è buona abitudine iniziare gradualmente". Così la presidente della Bce, Christine Lagarde, nella conferenza stampa post Consiglio direttivo ha risposto a chi gli chiedeva perché non fosse stato deciso un aumento dei tassi da 50 punti base a luglio, rispetto ai 25 punti base annunciati. Il rialzo deciso "è rilevante ma non eccessivo e la decisione di oggi non è su un solo aumento - ha rivendicato - ma su un intero percorso", che dopo gli aumenti di luglio e settembre prevede ulteriori protratti rialzi. La calibrazione dell'aumento dei tassi a settembre "dipenderà dalle prospettive aggiornate di inflazione a medio termine. Se le prospettive di inflazione a medio termine persistono o peggiorano, un aumento maggiore sarà appropriato alla riunione di settembre". In seguito, viene ritenuto appropriato "un percorso graduale ma sostenuto" di ulteriori rialzi dei tassi di interesse.

Pericolo inflazione

Lo staff dell'Eurosistema ha rivisto in modo significativo le proprie proiezioni di inflazione, che ora indicano che l'inflazione rimarrà "indesideratamente elevata per qualche tempo". Tuttavia, la moderazione dei costi energetici, l'allentamento delle interruzioni dell'approvvigionamento legate alla pandemia e la normalizzazione della politica monetaria dovrebbero portare a un calo dell'inflazione. Le nuove proiezioni del personale prevedono un'inflazione annua al 6,8% nel 2022, prima che scenda al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024, un valore superiore a quello delle proiezioni di marzo. Ciò significa che l'inflazione nominale alla fine dell'orizzonte di proiezione dovrebbe essere leggermente al di sopra dell'obiettivo del Consiglio direttivo. L'inflazione al netto di energia e cibo dovrebbe raggiungere una media del 3,3% nel 2022, del 2,8% nel 2023 e del 2,3% nel 2024, anche al di sopra delle proiezioni di marzo. Inoltre, le stime prevedono una crescita annua del PIL reale al 2,8% nel 2022, al 2,1% nel 2023 e al 2,1% nel 2024. Rispetto alle proiezioni di marzo, le prospettive sono state riviste in modo significativo al ribasso per il 2022 e il 2023 , mentre per il 2024 è stato rivisto al rialzo.

Mutui: quando conviene la surroga

C'è un modo empirico e molto pratico per capire se conviene o no cambiare mututo, ovviamente se si ha uno a tasso variabile. Si parte dalla rata mensile della surroga che ci è stata proposta dall'istituto di credito, che va moltiplicata per la durata della surroga. Il risultato, che chiamiamo Y, va segnato e tenuto a portata di mano. Quindi, si prende l'attuale rata e si fanno delle simulazioni di crescita dell'1%, del 2% o del 3%. Moltiplichiamo quindi l'ipotetica nuova rata, ottenuta dalla simulazione, per il numero di rate ancora da pagare alla banca: il risultato (che chiamiamo X) indica l'esborso futuro per il pagamento delle rate. Per valutare se è conveniente fare una surroga, a questo punto possiamo sottrarre il valore X a Y. Se la differenza è positiva ed è superiore a 2.000 euro, allora conviene procedere. Se, invece, la differenza è negativa o se è comunque inferiore a 2.000 euro, allora la surroga non è conveniente. Con la stessa procedura è possibile valutare la convenienza della rinegoziazione.