Nell’area euro i tassi di interesse restano bassi. "È ancora conveniente investire"

Il presidente dell’Abi Patuelli: "Nel confronto con il resto del mondo il costo del denaro è contenuto"

Per evitare la recessione e sostenere lo sviluppo e l’occupazione occorre rendere competitivi i fattori produttivi delle imprese nei mercati internazionali. Alcuni fattori produttivi sono comuni ad ogni genere di imprese: innanzitutto i costi dell’energia e del denaro. Infatti, è proprio la forte crescita da almeno un anno dei costi dell’energia (acuita dalla guerra russo-ucraina) che penalizza i paesi più importatori, come quelli d’Europa (Germania, Austria ed Italia in testa). In proposito sono determinanti gli investimenti per ridurre strutturalmente la dipendenza dalle importazioni d’energia e comunque per differenziarne i fornitori; indispensabili sono comunque i provvedimenti d’urgenza per sostenere imprese e cittadini fin quando i prezzi dell’energia torneranno a livelli equilibrati. Molto importanti sono, quindi, le recentissime decisioni dell’Unione Europea sui cosiddetti “aiuti di Stato” che permettono agli Stati UE di adottare diversi provvedimenti a sostegno dell’economia produttiva: tali misure debbono essere recepite da ciascuno Stato membro. Fra questi interventi, gli Stati della UE sono autorizzati a varare, fino a fine dicembre del prossimo 2023, prestiti bancari per le imprese più o meno garantiti dallo Stato.

Christine Lagarde, francese, 66 anni, presidente della Bce dal 2019 (Ansa)
Christine Lagarde, francese, 66 anni, presidente della Bce dal 2019 (Ansa)

I tassi di interesse sono un altro importante fattore produttivo. Anche in proposito occorre avere ben presente il contesto internazionale. Per diversi recentissimi anni, fino a luglio scorso, sono stati a zero i tassi fissati dalla Banca Centrale Europea: è stata una lunga fase eccezionale nella quale l’inflazione era sostanzialmente irrilevante e i tassi a zero della BCE favorivano gli sforzi contro la recessione e per lo sviluppo. I tassi a zero della BCE hanno rappresentato una fase che non aveva precedenti soprattutto in Italia, dove la vecchia Lira italiana mai aveva avuto tassi così infimi come quelli garantiti da vent’anni dalla BCE con l’Euro.

I rialzi dei tassi BCE intervenuti da luglio scorso, finalizzati a combattere un’intollerabile inflazione, hanno seguito (non preceduto) in maniera più contenuta le scelte di molte altre Banche Centrali di ogni continente del mondo. Nonostante i recenti rialzi, i tassi della BCE rimangono molto più bassi rispetto a quelli di quasi tutti gli Stati del mondo e rappresentano un positivo fattore produttivo per le imprese dei paesi dell’Area dell’Euro. Infatti, il tasso di riferimento della BCE per l’Area Euro è ora del 2%, in coda nella classifica dei tassi che è aperta dal Sud America, con l’Argentina che ha addirittura il 75% e il Brasile il 13,75%, mentre il Cile ha l’11,25%. L’Ungheria, paese europeo fuori dall’Euro, ha tassi sudamericani (13%), poi vi è la Turchia (10,5%), seguita dal Messico (9,25%); quindi la Russia (7,5%), seguita da altri paesi europei non Euro come Repubblica Ceca (7%), Polonia (6,75%) e Romania (6,25%). Poi l’India (5,9%), l’europea Islanda (5,75%), l’Indonesia (4,75%) e l’europea Serbia (4%). Gli USA, principale economia del mondo e promotori dei rialzi dei tassi, hanno il 4%, seguiti dal vicino Canada (3,75%), da Cina (3,65%), Nuova Zelanda (3,5%) Corea del Sud (3%), mentre l’europeo (ma non Euro) Regno Unito ha il 3%. Seguono l’Australia (2,85%) e le europee Albania (2,75%), Croazia e Norvegia (2,5%). Dopo tutti questi vi è l’Area dell’Euro col 2% che precede solamente Svezia (1,75%), Danimarca (1,4%) e Svizzera (0,5%), mentre il solo Giappone, con il suo enorme debito pubblico, ha ancora tassi attorno allo zero (-0,1%).

Pertanto i tassi nell’Europa dell’Euro, e quindi in Italia, continuano ad essere molto bassi sia nei confronti con quasi tutto il resto del mondo, sia rispetto a tutta la storia della Lira nell’Italia unita. Ciò deve spingere ad analisi razionali e non emotive per cogliere le occasioni di responsabili investimenti che continuano ad esservi con potenzialità positive nell’Europa dell’Euro e, quindi, in Italia.

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana