
Il vice ministro dell'Economia, Maurizio Leo (foto Ansa)
Roma, 27 maggio 2025 – L’obiettivo dichiarato è quello di tagliare finalmente le tasse sul ceto medio, definizione generica che comprende i redditi fra i 28mila e i 60 mila euro. La fascia che contribuisce di più agli incassi dell’erario. L’operazione potrebbe scattare con la prossima legge di Bilancio anche se, nella maggioranza, c’è chi vorrebbe anticipare il taglio all’autunno, quando ci saranno le elezioni regionali. Ma che cosa può cambiare? E quali saranno gli effetti nelle nostre tasche?
Il taglio dell’Irpef
Con la legge di Bilancio 2025, il governo ha già introdotto un primo intervento sulla struttura dell’Irpef, riducendo da quattro a tre gli scaglioni di reddito: 23% per i redditi fino a 28.000 euro, 35% per quelli tra 28.000 e 50.000 euro, e 43% oltre questa soglia. Ora, il prossimo passo, è portare l’aliquota intermedia del 35% al 33%, con un riduzione, quindi, di due punti percentuali.
I vantaggi in busta paga
Ma quanto pagheremo in meno di tasse se la riforma andasse effettivamente in porto? Secondo i calcoli dei commercialisti, l’effetto sarebbe di un taglio di 40 euro all’anno per i redditi fino a 35mila euro. Ma i guadagni salirebbero con il crescere del reddito. Infatti, per chi guadagna 45mila euro, ci sarebbe nel 2025 un ulteriore risparmio fiscale massimo di 340 euro annuo da sommare a quello già ottenuto per l’anno 2024 di 260 euro per un totale di 600 euro rispetto al 2023. Per un reddito di 65mila euro, invece, il risparmio fiscale massimo sarebbe di 440 euro.
Le coperture
Sul fronte delle coperture finanziarie, il vice ministro Maurizio Leo ha indicato tre possibili leve. La prima è il concordato preventivo biennale, che ha già fruttato circa 1,6 miliardi nella fase iniziale. La seconda riguarda gli effetti della lotta all’evasione fiscale, grazie anche al nuovo sistema di rating di affidabilità che ha coinvolto 200.000 contribuenti. Infine, il governo attende i risultati del cosiddetto “clearance fiscale”, una forma di dialogo preventivo tra amministrazione e imprese, pensata per ridurre i contenziosi e favorire l’emersione spontanea del reddito.