Taglio dell’Irpef, Draghi e sindacati trattano ancora

Appello di Patuelli (Abi), Confindustria e Confcommercio. "Estendere la moratoria dei prestiti anche oltre il 2021"

Luigi Sbarra, 61 anni, segretario della Cisl

Luigi Sbarra, 61 anni, segretario della Cisl

Roma, 3 dicembre 2021 - Mario Draghi tiene il punto sul taglio dell’Irpef, ma con i leader sindacali apre sull’aumento delle risorse di 500 milioni di euro per il caro-bollette e sulla decontribuzione di 0,5 punti per il lavoro dipendente (redditi sotto 47 mila euro) nel 2022. La partita conclusiva, però, si giocherà oggi, prima con un nuovo summit telefonico con Luigi Sbarra, il più pronto a cogliere la palla del premier, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri e poi in Consiglio dei ministri. Tutto questo mentre si fa strada un nuovo rinvio delle cartelle esattoriali (diluizione dei pagamenti e rottamazione quater) e dall’Abi, con il Presidente Antonio Patuelli, arriva la richiesta, in relazione al riacutizzarsi della pandemia, di estendere le misure finanziare straordinarie, in primis la moratoria, oltre la scadenza di fine anno, pensata in un momento in cui le stime sanitarie erano positive. Altrimenti si rischia una crescita dei crediti deteriorati con conseguenze su aziende e lavoratori. Un appello rilanciato a stretto giro dallo stato maggiore di Confindustria e Confcommercio. Draghi anticipa le mosse pro famiglie e lavoratori ai vertici dei tre sindacati, ma difende l’impianto dell’accordo per il taglio strutturale dell’Irpef e dell’Irap deciso da governo e maggioranza: non è vero che avvantaggerà i ricchi ma per quasi la metà andrà ai redditi più bassi, spiega numeri alla mano il ministro Daniele Franco.

Ma i leader sindacali si dicono "insoddisfatti". Il governo, dopo ulteriore riflessione, tornerà a consultarli nelle prossime ore. Poi Draghi porterà l’accordo finale sull’emendamento da presentare in manovra in Consiglio dei ministri. Ma già la Lega chiede maggiori risorse per ridurre gli aumenti delle bollette. All’accusa di aver agito da "Robin Hood al contrario", togliendo ai poveri per dare ai ricchi, ribatte il ministro Franco, con tabelle di simulazioni sull’effetto che il taglio delle tasse impostato dal governo avrebbe per i lavoratori. Il 47% dei 7 miliardi destinati al taglio Irpef andranno ai redditi più bassi, l’85% a quelli sotto i 50mila euro. Ma il tavolo si chiude con una fumata nera e i leader di Cgil, Cisl e Uil ancora sul piede di guerra. Ma nel 2022 ci sono a disposizione altri 2 miliardi da utilizzare per altre misure una tantum, derivante dal minor costo nel primo anno della riduzione delle tasse. Come?

Destinando circa 1,5 miliardi per il taglio del cuneo ai redditi dei dipendenti: si tratterebbe di un calo dello 0,5%, dall’8,90% all’8,40% sulla retribuzione della contribuzione a carico dei lavoratori per redditi "sotto i 47mila euro". Inoltre circa 500 milioni (da sommare ai 2 miliardi già stanziati in manovra) andrebbero a contenere il rincaro di gas e elettricità. Luigi Sbarra della Cisl aggiunge che c’è disponibilità - ma è difficile arrivi una norma in manovra - "ad aumentare la no tax area per i pensionati a 8.500 euro".