Venerdì 19 Aprile 2024

Taglie minime, recupero biologico, rispetto delle zone di riproduzione «La pesca etica è nel nostro Dna»

Migration

UN vero e proprio colosso del settore che, in quasi ogni angolo del mondo, fa del mare il centro di un progetto industriale votato a imbandire sulle nostre tavole prodotti sempre freschi, nel rispetto dell’ambiente. Parliamo di Pescanova, la multinazionale leader nel settore della pesca, dell’allevamento, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti ittici che a Bologna possiede un efficiente ufficio commerciale, dove la responsabile Marketing e Gdo di Pescanova Italia, Silvia Bergamini, promuove quotidianamente un progetto che lega storia e innovazione.

Bergamini, in quali acque affonda le proprie radici un’azienda come Pescanova?

«Siamo un gruppo internazionale nato ormai 70 anni fa, che fa capo alla storica casa madre galiziana di Vigo e che è fra i pochi a possedere, accanto alle flotte, agli allevamenti e agli uffici sparsi per buona parte del pianeta, complesse strutture di elaborazione e trasformazione della materia prima di proprietà, diversificate secondo l’area geografica e il tipo di prodotto trattato».

Quale vantaggio comporta la gestione, parallelamente alla pesca, di questi impianti?

«Ci garantisce la possibilità di avere un controllo verticale sull’intera filiera di produzione, con il pesce, i molluschi e i crostacei a marchio Pescanova che, in tutti i continenti ad esclusione di un’Asia nella quale ancora non siamo presenti, viene tendenzialmente allevato (o trasformato, dopo la cattura) all’interno di strutture che fanno riferimento a noi. La più precisa conoscenza della materia, così, si unisce a una garanzia qualitativa che resta costante nel tempo e alla possibilità di definire, contesto per contesto, a quali specie dedicarci e in quale misura farlo».

Una biodiversità, quella degli oceani, pressocché infinita, ma i punti di forza quali sono?

«I core business di Pescanova, con i suoi oltre 11mila addetti e le sue 72 navi fattoria, sono sostanzialmente tre. Il primo è il merluzzonasello pescato e confezionato direttamente tra le acque della Namibia e pronto per essere spedito sui banchi della grande distribuzione e del retail, fra gli altri, di Europa, Cina e Stati Uniti. Poi, c’è il pregiato gambero argentino, surgelato a bordo e disponibile sul mercato in formati buoni tanto per la casa quanto per la ristorazione, per finire con il mondo dei prodotto lavorati, panati o pastellati».

Un ruolo nevralgico, nel vostro modello, lo gioca la specializzazione.

«Ogni fabbrica e ogni impianto che gestiamo nel mondo sono completamente specializzati, con siti interamente dedicati al surimi, al baccalà o alle ricette più elaborate, e addirittura con stabilimenti dedicati alla produzione delle spezie con le quali condiamo il nostro pesce, perché nulla sia lasciato al caso e perché siano solo specialisti di un settore a trattare la materia che gli pertiene».

Sette decenni di attenzione e impegno a servizio del consumatore, senza smettere di innovare.

«Siamo nati innovatori, se è vero che il procedimento per surgelare il pescato a bordo delle imbarcazioni è stato perfezionato, nel lontano 1961, proprio da noi. Oggi, invece, l’innovazione passa in particolare per la garanzia di tracciabilità dei nostri prodotti e per la ricerca di soluzioni che ottimizzino le nostre prestazioni e ne minimizzino l’impatto ambientale».

Una pesca etica, dunque?

«Sì, portata avanti in sinergia con le Ong e rispettosa dei principi dettati dalla FAO sul tema dei requisiti legali e delle misure internazionali, come le taglie minime, le restrizioni, i periodi di recupero biologico e gli attrezzi da pesca più idonei a garantire la conservazione delle zone di riproduzione».

Lorenzo Pedrini

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro