Villois L’inflazione rappresenta per il sistema socio-economico il punto di equilibrio. Quando però succede, come nel biennio 2022-23, che raggiunga un multiplo pari a 6 volte, per gli Usa, oltre 10 per Eurolandia, in rapporto alla crescita del Pil, allora l’equilibrio si disintegra. Per riottenerlo servono diversi anni, in ragione delle scorie tossiche che permangono e si aggiungono al valore annuale del costo della vita, motivo che fa percepire alle famiglie un tasso 4-5 volte superiore a quello del solo periodo. Ne consegue un meccanismo che porta alla stagflazione, ovvero stagnazione dei consumi derivante dalla inflazione percepita, che è quanto sta emergendo dagli indicatori di maggio degli Usa, i quali, a causa anche dell’effetto dazi, alimentano un’inflazione core che tende a salire.
In questo scenario si vanno a prospettare effetti che scombussolano il modus vivendi delle famiglie e le inducono prima alla cautela anche per i consumi del cosiddetto carrello della spesa, e limitano fortemente quelli voluttuari. Diventa essenziale identificare antidoti all’inflazione percepita in modo da scongiurare il perdurare della stagflazione e dei suoi molteplici effetti negativi. Nel caso Italia, è bene sottolineare che l’inflazione core è ferma all’1,6% annuo e quindi il problema è legato al solo percepito e per l’alimentare alla micro speculazione che parte dalla fonte e si propaga sull’intera catena della logistica-trasporti, vendita all’ingrosso e dettaglio. Aumentare la concorrenza in ogni ambito sarebbe l’antidoto, ma è molto difficile farlo da noi, vista una burocrazia pubblica che alimenta la privata, a sua volta legata a rendite di posizione.