
La sede dell'Agenzia delle Entrate
Roma, 10 giugno 2025 – Per il ceto medio si avvicina il momento di una sforbiciata dell’Irpef. La premier l’aveva già promesso durante la conferenza stampa di inizio d’anno. Oggi è tornata alla carica, con un blitz a sorpresa al congresso dei commercialisti. "Abbiamo avviato la riforma dell'Irpef con la riduzione da quattro a tre delle aliquote, con un intervento che ha un effetto diretto tangibile sulle tasche dei lavoratori e dei pensionati, però - precisato Meloni - il nostro lavoro non è finito: intendiamo fare di più, intendiamo concentrarci oggi sul ceto medio che, come tutti sappiamo, rappresenta la struttura portante del sistema produttivo italiano, e spesso è quello che avverte di più il peso del carico tributario. Vogliamo lavorare per rendere il sistema più equo, più incentivante per chi produce reddito e contribuisce allo sviluppo della nazione".
Il piano del governo
Sul tavolo di Palazzo Chigi, già da qualche mese, c’è il progetto condiviso da tutti i partiti del centrodestra, a cominciare dalla Lega e Forza Italia, di ridurre l’aliquota intermedia dell’Irpef dal 35 al 33%. Per la verità, gli “azzurri” guidata dal vicepremier Antonio Tajani, vorrebbero andare anche oltre, portando lo scaglione da 50 a 60mila euro. Ma per farlo servono almeno 4,5 miliardi.
Le coperture
Una parte arriverà dagli incassi del concordato preventivo biennale, circa 1,7 miliardi. Un’altra parte dal piccolo ‘tesoretto’ accumulato dal Mef grazie alla revisione al ribasso del deficit e, soprattutto, dalla riduzione dei tassi di interesse pagati sul debito pubblico. Resta sempre sull’orizzonte l’ipotesi di fare cassa anche una ‘rottamazione quinquies’. Anche questa fortemente sponsorizzata da Lega e Forza Italia ma osteggiata da FdI e Mef.
Il peso del ceto medio
Del resto a pagare le tasse in Italia è sempre quello che viene etichettato con una formula, spesso troppo onnicomprensiva, come ceto medio, ma che in realtà riguarda quei contribuenti che si collocano sopra i 35mila euro dichiarati. Il 22% (ossia circa uno su cinque) dichiara il 64% dell’Irpef, addirittura il 30% si colloca tra i 35mila e i 70mila euro. "Una aliquota Irpef del 35% per redditi lordi tra 28.000 e 50.000 euro, che scatta al 43% già a partire da 50.000 euro, con l'aggiunta di addizionali comunali e regionali che, insieme, arrivano a pesare anche un ulteriore 3%, è semplicemente insostenibile per chi si ritrova a pagarla – ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio -. Sinceramente interessa poco avere una, due, tre o cento aliquote. Ciò che interessa è avere una curva della progressività Irpef che non equipari di fatto il ceto medio a milionari”.
Quanto si guadagnerebbe
Nell’ipotesi di una rimodulazione dell’Irpef dal 35 al 33%, il vantaggio sarebbe di 40 euro in più all’anno per i redditi fino a 35mila euro. Ma i guadagni salirebbero con il crescere del reddito. Infatti, per chi guadagna 45mila euro, ci sarebbe nel 2025 un ulteriore risparmio fiscale massimo di 340 euro annuo da sommare a quello già ottenuto per l’anno 2024 di 260 euro per un totale di 600 euro rispetto al 2023. Per un reddito di 65mila euro, invece, il risparmio fiscale massimo sarebbe di 440 euro.