Giovedì 18 Aprile 2024

Svolta nel Superbonus: aziende e famiglie respirano. Si sbloccano entro l’anno sette miliardi di crediti

Le banche hanno ricominciato a incamerare le cifre cedute dai condomini ai costruttori. Nel decreto del governo la possibilità di usare le quote per sottoscrivere Buoni del Tesoro.

Svolta nel Superbonus: aziende e famiglie respirano

Svolta nel Superbonus: aziende e famiglie respirano

Roma, 8 aprile 2023 – È ancora presto per tirare le somme, ma il clima sul fronte degli sconti fiscali maturati con il superbonus 110% è decisamente cambiato. Le banche hanno ricominciato, infatti, ad acquistare i crediti ceduti dai condomini alle imprese. Fino a dicembre del 2022 c’erano circa 19 miliardi di titoli in attesa di essere "smaltiti" dagli istituti di credito che avevano esaurito la cosiddetta "capienza fiscale", vale a dire la possibilità di portare in detrazione gli "sconti" ceduti dalle imprese. Poi, però, è cominciata una vera propria moral suasion da parte del ministero dell’Economia, accompagnata dai correttivi al decreto superbonus che hanno, di fatto, riaperto i termini per la presentazione delle Cilas e, quindi, per l’avvio dei lavori di ristrutturazione.

Secondo l’Ance, i crediti attualmente congelati si attestano oggi sui 15 miliardi di euro. Ieri, è toccato ad un altro importante istituto annunciare il progressivo riavvio dell’acquisto di crediti fiscali legati non solo al superbonus ma anche agli altri bonus edilizi. I vertici di Credit Agricole hanno infatti deciso di riaprire i cordoni della borsa soprattutto perché, "grazie al lavoro svolto insieme a un gruppo di imprese partner, la banca potrà ampliare progressivamente la propria capacità fiscale, dando ai clienti la possibilità di cedere nuovi crediti, offrendo un contributo fattuale al sostegno di aziende, artigiani e famiglie".

Nelle scorse settimane si erano mosse anche altri colossi, a cominciare da Unicredit che, dal 3 aprile scorso, ha dato la possibilità ai clienti titolari di conto corrente presso la banca di cedere i crediti di imposta che derivano da sconto in fattura, riferiti a spese sostenute nel 2022 e con un ammontare complessivo, per singola è pratica, fra i10mila e i 60mila euro. Ma non solo. Bpm, ad esempio, avrebbe già in cassaforte impegni all’acquisto di titoli per 2,5 miliardi. Anche Poste potrebbe avere qualche ulteriore spazio di manovra. E potrebbe sbloccarsi anche la situazione di Intesa San Paolo che ha già avviato contratti di ricessione per oltre 6 miliardi.

Complessivamente, secondo le ultime stime dell’Agenzia delle Entrate, banche e assicurazioni avrebbero la possibilità di assorbire nel 2023 crediti fiscali per circa 7 miliardi di euro. E altrettanti nel triennio 2024-2024.

Le coperture, quindi, per assorbire gli sconti fiscali ancora congelati non mancherebbero. Del resto, a sbloccare la situazione, la decisione del governo di creare, entro giugno del 2023, una piattaforma con i crediti fiscali maturati con i lavori avviati prima del 16 febbraio di quest’anno e quindi esclusi dalla stretta sullo sconto in fattura. In sostanza, ci sarebbe una sorta di "portale online", gestito da un soggetto con con licenza bancaria, capace di acquistare i crediti fiscali che hanno già superato l’istruttoria e sono stati validati dalle banche e poi rivenderli ad altre imprese (sostanzialmente industriali) disposte ad acquistarli per compensare le proprie imposte.

Non a caso, accanto ad Enel, si profila anche un intervento di partner bancari. In prima fila ci sarebbero Artigiancasse e Intesa. Fra I partner pubblici potrebbe giocare un ruolo anche Cdp. Mentre Poste si sarebbe ufficialmente chiamata fuori. Ma non basta. Per spingere le banche a scongelare i crediti la nuova versione del decreto sul superbonus autorizza le banche, gli intermediari finanziari e le imprese di assicurazione, che sono cessionari di crediti di imposta di utilizzare, in tutto o in parte, questi titoli per sottoscrivere emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali, con scadenza non inferiore a 10 anni.

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