Mercoledì 24 Aprile 2024

Svolta Armani "Avere un socio non è più tabù"

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Novità storica per il mondo della moda. Giorgio Armani (nella foto) apre per la prima volta in vita sua all’ipotesi di una "unione con un’importante azienda italiana". Ad annunciare la svolta è lo stesso stilista 86enne in una lunga intervista pubblicata online da Vogue Usa. L’idea di continuare come marchio indipendente "non è strettamente necessaria", aggiunge lo stilista-imprenditore piacentino. L’unica condizione di Armani per rinunciare all’indipendenza è che il partner sia italiano, ma non necessariamente – sottolinea lui stesso – una fashion company.

Nella lunga intervista a Vogue Usa, Armani spiega anche di avere in mente di passare larga parte del business alla sua famiglia, in particolare alla nipote Roberta e al suo braccio destro Leo Dell’Orco. Quello che manca, però, "è qualcuno che dica sì o no. Non c’è ancora – dice Armani – un boss". La nipote Roberta, da anni al suo fianco, spiega di essere sicura che lo zio abbia fatto i suoi piani ma di non sapere nulla dell’eventuale ingresso di un partner, ma "sarebbe bello, finalmente, avere un’importante joint venture made in Italy nell’industria della moda".

Nel frattempo, Armani è tutt’altro che fuori dai giochi. Anzi, al giornalista che gli ricorda che una volta disse che sarebbe stato ridicolo essere tra i top designer a 85 anni, dice di aver spostato l’asticella ai 90. E basta vederlo lavorare per capire che è tutt’altro che vicino alla pensione, tanto che lo infastidiscono – racconta – colleghi e competitor che parlano di lui come se fosse così celeste da essere fuori dai giochi. Insomma "come se fossi un presidente onorario", mentre "io sono il primo ministro". "Io voglio lavorare, decidere, cambiare le cose", sottolinea lo stilista che già dalle prime fasi della pandemia da Covid-19 si è mosso immediatamente per affrontare l’emergenza: Giorgio Armani, infatti, è stato il primo a fare la sfilata a porte chiuse appena avuta notizia del primo caso noto italiano, il primo a fare una maxi donazione agli ospedali, il primo a convertire i suoi stabilimenti per la produzione di dispositivi di protezione individuale, il primo ad aprire il dibattito sul senso della moda con una lettera aperta rivolta al settore.

red. eco.

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