Giovedì 18 Aprile 2024

Superbonus 110, stop alle proroghe. Rischio fallimento per le imprese

Dalle banche scatta l’allarme sulla cessione dei crediti. E oggi scade il termine per i lavori sulle case unifamiliari

Roma, 29 giugno 2022 - Il braccio di ferro sul superbonus 110% continua. Da una parte il governo, che non vuole garantire nuove coperture e ha già fatto scattare il disco rosso sulla richiesta di proroga della cessione dei crediti. Dall’altra le forze della maggioranza, che spingono soprattutto per sbloccare almeno i lavori già autorizzati. Al centro le imprese, che rischiano di essere travolte da una valanga di fallimenti. Ma non solo. Con il fiato sospeso ci sono anche i condomini che potrebbero essere chiamati a pagare di tasca propria i lavori alle imprese. Insomma, ancora una giornata di caos, segnata dalla nuova maxitruffa per 770 milioni di euro scoperta a Napoli. Una vicenda che proietta nuove ombre anche sulla trattativa politica in corso.

Superbonus 110: cosa succede senza la proroga. Guida tra scadenze e cessioni

Un operaio in un cantiere edilizio a Milano (Ansa)
Un operaio in un cantiere edilizio a Milano (Ansa)

LA CESSIONE DEI CREDITI

Nell’attuale versione del decreto aiuti, da convertire in legge entro il 16 luglio, le cessioni dei crediti erano state semplificate con un meccanismo che prevedeva tre step. La prima cessione sempre libera, ossia verso qualunque soggetto sia da parte dei committenti che dei fornitori, che avevano applicato lo sconto in fattura. La seconda cessione solo verso "operatori qualificati", ovvero banche e intermediari finanziari iscritti all’albo, società appartenenti a un gruppo bancario, imprese di assicurazioni operanti in Italia. Le banche e le altre società che fanno parte di un gruppo bancario, potevano poi cedere i crediti in qualunque momento ai correntisti con la qualifica di clienti professionali privati, ovvero grandi imprese con bilanci di venti milioni, fatturato netto di quaranta milioni e fondi propri per 2 milioni.

I CREDITI INCAGLIATI

Ma il meccanismo ha funzionato solo in parte. La piattaforma dell’agenzia delle entrate non è stata aggiornata con le nuove funzionalità. Il risultato è che le banche che avevano acquistato crediti superando la capienza fiscale per compensare le imposte con i crediti acquistati dai clienti, si sono trovate tante richieste incagliate. Almeno cinque miliardi di euro, perlomeno secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate.

L’AMPLIAMENTO DELLA PLATEA

Per superare l’impasse senza ricorrere a nuovi stanziamenti, maggioranza e governo stanno cercando un’intesa per ampliare la platea dei soggetti ai quali gli istituti possono cedere i crediti. Fra le ipotesi sul tappeto la possibilità di estendere la cessione anche ai correntisti che appartengono alla categoria delle piccole e medie imprese, a cominciare dalle partite Iva che nell’anno precedente a quello dell’acquisizione del credito abbiano depositato un bilancio uguale o superiore ai 50mila euro. In questo modo si rimetterebbe in moto il meccanismo delle cessioni salvaguardando almeno le richieste già nella pancia degli istituti di credito. Anche perché i condomini potrebbero essere chiamati non solo a pagare di tasca propria i lavori non più finanziati con il superbonus ma anche essere costretti a restituire all’erario le somme già percepite con tanto di sanzioni. Il danno oltre la beffa. Le risorse stanziate fino ad ora, 33,3 miliardi di euro, sono state già tutte prenotate da tempo.

LA PROROGA

Disco rosso, invece, alla richiesta di proroga, oltre il 2022, dei crediti per le spese sostenute l’anno scorso e non fruite. Trattativa in salita anche sulla proposta della maggioranza che consentirebbe ai soggetti bancari e assicurativi di fruire di una ulteriore possibilità di cessione (fino al 2026) per sottoscrivere emissioni di Btp con scadenza non inferiore ai 5 anni.

LA SCADENZA DEL 30 GIUGNO

Nel frattempo domani scade il termine per i lavori effettuati sulle abitazioni unifamiliari. L’agevolazione sarò riconosciuta per le spese sostenute fino al 31 dicembre solo se alla data del 30 settembre sono stati effettuati lavori pari almeno al 30% dell’investimento complessivo.