Venerdì 19 Aprile 2024

Superbonus 110%, bocciatura della Cgia: costa tanto, serve a pochi (soprattutto ai ricchi)

Per gli artigiani mestrini lo Stato spende 20 miliardi, ma ne beneficia lo 0,9% degli immobili: "Abbassare subito soglia di detraibilità"

Al lavoro sulle facciate

Al lavoro sulle facciate

Venezia - Superbonus 110%, grande spesa pochissimi benefici, o meglio beneficiari. E' questa, in sintesi, l'analisi dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre per la quale il provvedimento "booster" per l'edilizia porta allo Stato un carico di spesa di poco superiore a 20 miliardi di euro ma, considerato che in Italia sono presenti quasi 12,2 milioni di edifici residenziali, ha interessato solo lo 0,9% del totale degli immobili. La stima è stata realizzata sulla base delle 107.588 asseverazioni depositate al 31 gennaio scorso.

"Con il Superbonus - spiega la Cgia - è stato in pratica erogato lo stesso importo speso finora con il Reddito di cittadinanza. A differenza di quest'ultima misura, però, i vantaggi hanno interessato pochissime persone, in particolar modo facoltose, con un livello di istruzione medio-alto e con proprietà immobiliari ubicate nei centri storici delle grandi città, in particolar modo del Centronord. Insomma, è una misura molto costosa, fortemente sbilanciata a favore dei ricchi, e anche distorsiva del mercato".

La misura però non va bocciata, secondo l'analisi, per aver provocato comportamenti fraudolenti: secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate, dei 4,4 miliardi di irregolarità riscontrate, solo 132 milioni sono ascrivibili a essa. La critica forte al Superbonus è invece riferita al "costo in capo alla fiscalità generale", che è  "spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che vengono efficientati". Una ricetta? Abbassare quanto prima la soglia della detraibilità degli interventi "ad esempio al 60-70%, anticipando il decalage stabilito dall'ultima finanziaria".

Il Superbonus ha poi portato a un incremento delle imprese attive nel settore delle costruzioni, il cui numero complessivo è cresciuto nel 2021 di 10.699 unità (+1,4% rispetto al 2020), portando lo stock nazionale a quota 754.886. "Pare di capire - nota la Cgia - che una buona parte di queste nuove attività siano guidate da imprenditori stranieri che 'presidiano' in misura sempre più significativa questo settore, spesso abbassandone il livello di qualità ed efficienza".