Superbonus: 5 miliardi di crediti incagliati

Secondo le stime della Cna, sono oltre 50mila le imprese che si trovano in difficoltà nella cessione dei bonus

Nei cassetti fiscali delle imprese ci sono 5 miliardi di euro incagliati, il doppio rispetto alla primavera scorsa. Si tratta dei crediti di imposta che le aziende hanno ricevuto dai clienti in cambio dello sconto in fattura per diversi lavori edilizi ma che non riescono a monetizzare. Sono quasi 50mila, secondo la Cna, le imprese attive nella filiera delle costruzioni (edilizia, impianti e serramenti) che stanno accusando problemi nella cessione dei crediti legati al Superbonus 110 per la riqualificazione degli immobili, mentre chi li dovrebbe comprare cerca sempre di più di tirare sul prezzo. Finora i lavori per i quali è stato riconosciuto il sussidio cubano oltre 60 miliardi di euro. Troppi per il governo, che sta pensando a una stretta. Il punto è riuscire a sbloccare le cessioni.

Superbonus (Ansa)
Superbonus (Ansa)

Attualmente, il primo passaggio è libero, poi ci sono due trasferimenti tra soggetti molto vigilati, come banche e assicurazioni. Infine, la banca può vendere il credito a un proprio correntista che abbia la partita Iva. Di solito, quindi, l’istituto che riceve il credito può contare solo su un altro passaggio, limite che rende il mercato poco liquido. Per questo il governo è al lavoro per consentire una cessione extra a un’altra banca in modo da dirottare il credito verso quegli istituti che hanno maggiore capienza fiscale e possono quindi portarlo in compensazione con le tasse. Sul tema del Superbonus 110, la Cna, la Confederazione nazionale degli artigiani e delle piccole e medie imprese, ha sondato numerose aziende. Ed è su questa platea che si basano le stime della Cna sui 5 miliardi di euro di crediti bloccati.

Stime che fotografano un marcato deterioramento della situazione. Le imprese con cassetto fiscale pieno da almeno 5 mesi sono ben il 75% contro il 35% di maggio, mentre è aumentato il numero delle aziende che detengono crediti superiori a 100mila euro (dal 45 al 54,5% del totale). Dati che evidenziano come sia sempre più difficile trovare chi è disposto (o in grado) di comprare i crediti legati al Superbonus. Il 27,4% delle imprese rileva negli ultimi mesi un atteggiamento diverso da parte degli intermediari. Oltre la metà delle aziende in difficoltà ha ricevuto offerte di acquisto da parte di soggetti diversi dagli intermediari finanziari ma soltanto l’8% a condizioni in linea con le attese mentre il 42% delle offerte presenta condizioni molto penalizzanti. In altre parole, chi compra vuole sconti sempre più sostanziosi. Ma c’è dell’altro.

La paralisi delle cessioni, determinata anche dalle ripetute modifiche della normativa che hanno allontanato dal mercato dei bonus diversi potenziali acquirenti, sta iniziando ad aver effetti pesanti. Secondo l’indagine della Cna, oltre la metà del campione di imprese sondate sta rallentando il pagamento dei fornitori, più del 40% stenta a pagare tasse e imposte. Questo mentre 6 aziende su 10 pensa di sospendere i cantieri al momento aperti e l’86% afferma che non ne aprirà di nuovi. Una situazione alla quale il governo sta provando a mettere una pezza anche attraverso la trasformazione del credito di imposta in un finanziamento bancario garantito dallo Stato, sulla falsariga di quanto fatto durante il Covid, per consentire alle imprese di monetizzare il credito. Anche perché il rischio è che si blocchi tutto il mercato. Infatti, solo il 7% delle imprese che ha difficoltà con i crediti fiscali dichiara di essere ancora disponibile a riconoscere ancora lo sconto in fattura, tutte le altre non lo faranno e tra queste quasi il 70% prevede una significativa riduzione del mercato di riferimento.