Superbonus 110, l'allarme di Ance: "A rischio 340.000 posti di lavoro"

L’associazione costruttori: migliaia di contenziosi pronti. Si lavora alla compensazione dei crediti attraverso gli F24

Oltre 32mila imprese a rischio, 340mila posti di lavoro in bilico, 115mila cantieri che potrebbero chiudere da un giorno all’altro. Il quadro consegnato dall’Ance, l’associazione dei Costruttori, ai deputati della Commissione Finanze, è da brividi.

Potrebbero chiudere 115mila cantieri
Potrebbero chiudere 115mila cantieri

Una situazione "esplosiva" innescata dalla stretta sui crediti del Superbonus decisa dal governo il 15 febbraio scorso. Un decreto che ha congelato oltre 19 miliardi di "sconti" fiscali già maturati da parte di famiglie e imprese. Ma non basta. Per il vicepresidente dell’associazione, Stefano Betti, lo stop al Superbonus potrebbe avere un effetto devastante sulla crescita economica, portando il Paese in recessione. Senza contare la spada di Damocle di "migliaia di contenziosi", pronti a partire per contrastare le nuove norme. Insomma, una vera e propria "bomba sociale". Di qui la necessità di correre ai ripari, "per sbloccare i crediti pregressi".

La soluzione F24

La strada maestra, sia secondo l’Ance che per l’Abi (l’Associazione dei banchieri italiani) è quella di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati. Un meccanismo, per la verità, che da giorni è all’esame del tavolo tecnico istituito presso il ministero dell’Economia. Ma la strada è tuttora in salita. Soprattutto perché in Via Venti Settembre l’attenzione continua ad essere puntata sui conti pubblici e, soprattutto, sul deficit del 2023. Anzi, da questo punto di vista, uno dei fattori che potrebbe ridimensionare l’impatto del Superbonus sulle casse dell’erario è proprio la stretta sulla cessione dei crediti. Solo oggi l’Istat farà conoscere le sue ultime stime. E, secondo le ultime indiscrezioni, l’impatto dei "bonus edilizia", che già sono costati oltre 120 miliardi di euro, dovrebbe essere concentrato solo per il 2022, lasciando qualche margine di manovra al governo per l’anno in corso. A schiarire le nubi sul deficit di quest’anno, secondo il ministero guidato da Georgetti, sono anche altri due altri fattori positivi. I prezzi energetici, che continuano a scendere e la crescita superiore del Pil, che sfiorerà l’1% rispetto allo 0,6% delle stime iniziali.

Le possibili modifiche al decreto

Ma il pressing per modificare il decreto varato dal governo diventa giorno dopo giorno più forte. Ieri, si sono fatti sentire anche gli esponenti del Pd che hanno messo, nero su bianco, una serie di proposte: dalla proroga oltre il 17 febbraio del blocco della cessione del credito fino all’estensione della misura fino al 2025 per gli immobili localizzati nelle aree del sisma, per le case popolari e per gli interventi che riguardano l’eliminazione delle barriere architettoniche. Fra le proposte anche il riordino dei bonus sulla casa per renderli strutturali e un limite di reddito di 30mila euro al di sotto del quale non applicare il divieto di cessione del credito.

 

 

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