Mercoledì 24 Aprile 2024

Svolta green, siamo già in ritardo. "Gli obiettivi della Ue? Impossibili"

Il presidente di Assoambiente Chicco Testa: solo per i mezzi pubblici servirebbero centinaia di milioni. "Il paradosso è che dovremo adeguare la potenza della rete con elettricità prodotta ancora con il gas"

Milano, 16 febbraio 2023 - Lo stop nel 2035 alle auto diesel e benzina gli ha suscitato ben più di una perplessità. Perché, esordisce Chicco Testa, presidente di Assoambiente, "l’Europa si comporta come un saltatore in alto che mette l’asticella a 2 metri e non riesce a superarla. Lei, a quel punto, che cosa farebbe?".

Chicco Testa, 71 anni, presidente di Assoambiente
Chicco Testa, 71 anni, presidente di Assoambiente

Abbasserei l’asticella a 1,90.

"Esatto, invece a Bruxelles la alzano a 2,10 e poi a 2,20. Misure insuperabili come è assolutamente inattuabile la scadenza del 2035 per le auto elettriche".

Che cosa la porta a questo scetticismo sul rispetto degli obiettivi europei?

"Prenda i mezzi pubblici. Nel 2030 dovrebbero circolare solo autobus a emissioni zero. Ecco, il parco dei mezzi pubblici di Palermo, Bari, Napoli o di Roma e Firenze, solo per citare qualche città, non è paragonabile a quello di Oslo. L’Italia è fatta di queste realtà e non solo delle linee del metrò di Milano".

Quindi?

"Servirebbero centinaia di milioni per ammodernare il parco circolante. Impensabile entro il 2030".

Torniamo alle auto elettriche. Siamo messi male anche qui?

"Il fatto è che l’Europa ancora una volta in tema di transizione energetica rinuncia al principio fondante della neutralità tecnologica. Come non importa che colore abbia un gatto, ma che acchiappi i topi, così per l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti bisognerebbe tenere conto delle varie tecnologie mentre si è scelta la sola strada dell’auto elettrica".

Con quali rischi?

"Si creano corsie che forzano inutilmente la situazione e scoraggiano per esempio aziende e costruttori che hanno fatto grandi investimenti sui biocombustibili sintetici. Investimenti che andranno buttati via come tutta l’attuale rete di distribuzione dei carburanti".

In soffitta finirà anche il motore endotermico.

"Nonostante sia stato soggetto a continui miglioramenti per cui è prevista dal 2025 l’introduzione della normativa euro 7. Per questo, tornando al concetto della neutralità tecnologica, era auspicabile evitare la forzatura del 100% elettrico al 2035 e prevedere passaggi graduali: il 10%, il 20, il 30% di elettrico monitorando negli anni la situazione insieme con gli altri interventi di riduzione delle emissioni inquinanti come, appunto, i biocarburanti".

Il rischio è anche la perdita di posti di lavoro e l’invasione di auto cinesi?

"Sulla perdita di occupazione si sentono numeri molto diversi. Io sono favorevole all’innovazione tecnologica anche se spesso crea un saldo occupazionale negativo. È fondato invece il timore che, essendo le auto elettriche più semplici da produrre rispetto a quelle con il motore a scoppio, dove è evidente la leadership americana, europea e giapponese, arriveranno modelli cinesi con costi ben inferiori".

Anche perché sono leader nelle batterie?

"La produzione sarà potenziata anche in Europa, ma il problema è che le batterie vanno ricaricate e quindi dovremmo cambiare città e rete autostradale con i punti di ricarica per 30 milioni di auto oltre che adeguare la potenza della rete elettrica con elettricità prodotta ancora con il gas! Insomma, abbiamo di fronte interventi difficilmente attuabili con costi enormi per la spesa pubblica e per le famiglie. Mi domando: siamo sicuri che ne valga la pena?"

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