Stop alla produzione prima del lockdown, integrazione degli stipendi e scudo alla filiera Il gruppo ha dribblato il virus con un gioco d’anticipo

La ripartenza è stata all’insegna della voglia di resta ai livelli del 2019 e inizio 2020, i risultati non sono mancati

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Cucine Lube è sinonimo di innovazione, lungimiranza, qualità ed efficienza, ma nei mesi scorsi è stato anche esempio di prudenza, attenzione e vicinanza alle famiglie. Prima ancora che il governo imponesse il lockdown per arginare l’emergenza epidemiologica, l’azienda di Treia infatti si era già fermata. Stop alla produzione anticipato a partire dal 13 marzo per poi riuscire ad aprire solo il successivo 4 maggio. Una decisione drastica presa dall’amministratore delegato Fabio Giulianelli non per difficoltà economiche, ma per una coraggiosa e intelligente presa di posizione a tutela del personale nel momento più critico della pandemia. Una prima volta assoluta nella storia dell’azienda di riferimento, con più marchi, nel settore delle cucine. Mai la Lube aveva chiesto un’ora di cassa integrazione. Lo stop ha riguardato 700 dipendenti ed ha avuto riflesso anche in tutti i negozi presenti in Italia ed all’estero. In questa fase la direzione del gruppo ha preso la decisione di integrare la cassa integrazione affinché gli stipendi dei propri collaboratori rimanessero inalterati rispetto ai mesi di lavoro normale, prova tangibile del rispetto e della gratitudine verso i dipendenti, anche loro attori protagonisti dei successi del gruppo Lube.

In quei difficili mesi il gruppo Lube ha fatto da scudo alla filiera. Mentre tutti erano preoccupati dalla situazione ed andavano avanti nell’attesa di un aiuto da parte delle istituzioni che tardava ad arrivare, il gruppo Lube ha sostenuto i suoi fornitori cercando di ottemperare agli impegni di pagamento ed ha dato ossigeno ai clienti concedendo posticipi nei pagamenti in attesa della riapertura che, alla luce dei fatti, sarebbe maturata molto tempo dopo. In concreto il Gruppo Lube ha fatto da banca alla propria filiera, caricandosi sulle spalle i problemi generati dalla crisi di liquidità che la chiusura forzata aveva generato al sistema. L’azienda era reduce da anni di forte crescita e di importanti affermazioni che avevano portato il Gruppo Lube alla leadership del settore. La ripartenza, dopo i due mesi di stop forzato, è stata poi all’insegna della voglia di restare ai livelli del 2019 e dell’inizio del 2020. La prospettiva non era facile visto che nel periodo di chiusura si erano persi 30mln di euro di fatturato realizzati nello stesso periodo del 2019. Alla fine di settembre l’impegno profuso dalla riapertura di maggio sembra dare dei frutti. Le ferie di agosto sono stare ridotte al minimo e tanta era la domanda di un mercato rimasto fermo troppo a lungo che alla riapertura c’è stata una esplosione. Ad oggi gran parte della riduzione di fatturato è stata recuperata e le stime realistiche parlano di un calo di fatturato inferiore al 10%, una prospettiva che appariva molto più di un miraggio. Tutti sono consapevoli delle difficoltà che si potrebbero incontrare ma, nel quartier generale di Treia, c’è la certezza che i recenti investimenti e le scelte strategiche fatte già da qualche anno, saranno fattori determinanti ed ancora vincenti.

Andrea Scoppa

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