Giovedì 25 Aprile 2024

Stipendi statali, scattano gli aumenti: per i dirigenti fino a 390 euro al mese in più

Accordo in via di definizione subito dopo Pasqua. Sul tavolo anche la questione degli arretrati dovuti dallo Stato a molti quadri

Un ufficio anagrafe

Un ufficio anagrafe

Roma, 28 marzo 2023 – Fino a 390 euro lordi mensili in più in busta per i dirigenti di diverse partecipate (di certo Enac ma, si sa, nel mondo del pubblico i parametri retributivi valgono per tutti) e altri 340 e 195 euro mensili di aumento, rispettivamente, per i dirigenti ministeriali di prima e seconda fascia. E' il bello del posto fisso (meglio se pubblico, direbbe appunto Checco Zalone), ora al centro di una dinamica di revisione al rialzo degli stipendi che, stando alla bozza di accordo presentata dal presidente dell’Aran Antonio Naddeo ai sindacati, tra poco diventerà realtà.

Del resto, le indiscrezioni parlano appunto di un accordo in via di definizione subito dopo Pasqua. Quando, però, si dovrà sistemare anche la questione degli arretrati dovuti dallo Stato a molti quadri della PA (afferenti a un periodo che va dal 2019 al 2021). E quando, stante una trattativa che per Naddeo si dovrebbe comunque “concludere in tempi brevi”, dovrà necessariamente venire al pettine anche il nodo di un smart working il cui utilizzo, secondo i sindacati, mal si concilierebbe con la natura dirigenziale degli incarichi di parte di coloro che chiedono di potervi fare ricorso.

Sul funzionamento specifico degli 'scatti' destinati a rimpinguare le buste paga dei diretti interessati, invece, trattasi di aumenti cosiddetti 'tabellari' e 'di posizione'. Nel primo caso alle viste si profila un incremento di 100 euro lordi per 13 mensilità per il 2019, di 130 euro per il 2020 e di 170 euro a partire dal gennaio 2021. Mentre nel secondo l'aumento lordo è di 95 euro mensili per il 2019 e di 170 dal 2020. Quindi, stando ai calcoli fatti dai colleghi de Il Messaggero (che hanno per primi riportato la notizia), “se il contratto fosse firmato ad aprile, in media sarebbero maturati arretrati per 15 mila euro lordi”.

Peraltro rischiando, a questi ritmi, di sforare il tetto di 240mila euro di retribuzione massima fissato dall'esecutivo Draghi per il 2021 (e subito dopo già rivisto al rialzo). Ma la norma draghiana, anche questo va sottolineato, non dice nulla sugli arretrati e, trovandosi la larga parte dei manager pubblici nella seconda fascia, non si porrebbe più nemmeno il problema del tetto.

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