Giovedì 25 Aprile 2024

Lo spreco idrico: i numeri e i settori in cui si consuma più acqua

L’Italia è una nazione a stress idrico medio, al pari di Francia e Germania, ma a differenza di tutti gli altri Stati europei consuma una quantità maggiore di acqua

L’acqua, un bene prezioso, il più prezioso che abbiamo, ma che tante volte diamo per scontato. Lo spreco d’acqua, infatti, è un fenomeno allarmante, che tocca ogni zona del mondo: basti pensare che secondo i dati del Worldometer, gli Stati Uniti sono al primo posto tra i paesi che sprecano più acqua, con un consumo pro capite di 3.304 litri di acqua al giorno. L’ultimo paese in classifica è invece la Repubblica Democratica del Congo, che ne consuma 34 litri. Se consideriamo che per fare una doccia si consumano circa 70 litri di acqua, un congolese può farsi una doccia ogni due giorni, e non avrebbe un goccio d’acqua per nient’altro, nemmeno per bere. Inoltre, secondo l’Onu, in tutto il mondo il 29% della popolazione, ossia 2,2 miliardi di persone, non ha ancora ottenuto l’accesso all’acqua potabile e ai servizi idrici di base.

La diga di Ridracoli, in questi giorni è tornata a tracimare dopo 2 anni (Ansa)
La diga di Ridracoli, in questi giorni è tornata a tracimare dopo 2 anni (Ansa)

Si tratta, quindi, di un problema mondiale, sistematico e strutturale, che tocca più settori e che necessiterebbe di più soluzioni su più fronti per essere risolto, almeno a livello nazionale.

L’Italia: lo stress idrico e lo spreco individuale

L’Italia è una nazione a stress idrico medio, al pari di Francia e Germania, ma a differenza di tutti gli altri Stati europei consuma una quantità maggiore di acqua: in media ogni italiano che abita nei Comuni capoluogo di provincia o di città metropolitana ne usa 236 litri al giorno, contro la media del continente di 125 litri. Una stima legata a doppio filo con i dati delle perdite della rete idrica, mentre si mantiene un grande divario tra la situazione infrastrutturale del Sud e il resto del Paese.

La rete idrica italiana

Secondo gli ultimi dati disponibili, in un anno vengono immessi nella rete idrica italiana 8,2 miliardi di metri cubi di acqua, di cui ne vengono utilizzati 4,7 miliardi. Gli altri 3,5 miliardi di metri cubi vengono dispersi a causa delle cattive condizioni dell’infrastruttura idrica, cioè di tubi vecchi e rotti. La percentuale di perdite idriche totali è del 42 per cento: di ogni cento litri immessi nella rete di distribuzione, 42 non arrivano ai rubinetti delle case. Istat stima che recuperando queste perdite si potrebbe garantire il fabbisogno di acqua a circa 44 milioni di persone in un anno, oltre due terzi degli italiani. Osservando i dati delle 14 città metropolitane, i problemi sembrano essere soprattutto al Sud. Le situazioni più critiche sono a Palermo, dove la percentuale di perdite idriche è al 45,7%, Reggio Calabria (46,6%), Messina (46,6%), Cagliari (48,4%), Bari (51,2%) e Catania (54,7%). Ma anche a Roma la percentuale è piuttosto alta, 45,1%, mentre i valori più bassi sono a Milano (18,7%), Bologna (28,3%) e Torino (32,6%). Ma per quale motivo le perdite sono così grandi? Come riporta Geopop, la rete di acquedotti italiani si estende per 425 mila chilometri, che passano a 500 mila se si considerano anche i vari allacciamenti, e la sua costruzione è piuttosto antiquata. Come riportato anche dal FAI, il 60% della rete è stato posizionato oltre trent'anni fa, e il 25% supera i 50 anni: all’attuale tasso di rinnovo si stima che occorreranno 250 anni per sostituire l'intera rete.

Lo spreco di acqua in agricoltura: l’irrigazione a pioggia

La parte più consistente dei consumi idrici viene assorbita per il 22% dall’industria e per il 69% dall’agricoltura. Se riflettiamo sugli strumenti utilizzati nel comparto agricolo, settore che più dipende e più consuma acqua, risulta necessario trovare soluzioni che vadano a sostituire l’irrigazione a pioggia. Si tratta di una tecnica particolarmente usata nel Nord Italia, zona in cui l’acqua negli anni passati non è certamente mai mancata. La pioggia artificiale cade in modo indistinto su tutto il terreno, comportando un grande dispendio idrico. Al contrario l’irrigazione a goccia, pratica più individualizzata, consente di bagnare il terreno solo in prossimità della pianta, evitando un uso sconsiderato d’acqua.

La zootecnia e il consumo idrico

In Italia, la zootecnia consuma 317,5 milioni di metri cubi di acqua solo per dare da bere agli animali e lavare le strutture e attrezzature necessarie alla produzione. A questa cifra si somma quella per coltivare il foraggio. L’impronta idrica dei prodotti animali è, quindi, molto alta. A livello globale, secondo i calcoli di Mekonnen e Hoekstra, per produrre un chilo di carne bovina in modo intensivo servono in media circa 15.400 litri d’acqua, 10.400 nel caso della carne di pecora, 6000 nel caso del maiale, e 4.300 per la carne di pollo. Quella dei legumi è 1,5 volte inferiore a quest’ultima, che è quella che ne consuma meno. I prodotti vegetali hanno quindi un impatto idrico inferiore rispetto a qualsiasi prodotto animale.

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