Effetto Draghi sullo spread: ecco quanto può risparmiare l'Italia in un anno

Mercati euforici in scia al possibile nuovo governo: differenziale sotto i 100 punti, non accadeva dal 2015

Un operatore di Borsa (Ansa)

Un operatore di Borsa (Ansa)

Milano, 4 febbraio 2021 - Lo spread a 99,9, sotto la fatidica soglia dei 100 punti, non si vedeva dal 2015. E già questa è una buona notizia per i conti italiani, con il rendimento del titolo a 10 anni del Tesoro che si attesta allo 0,54%. Se continua a scendere e raggiunge - come è possibile - una soglia tra i 50 e i 70 punti, gli analisti stimano un risparmio sugli interessi tra uno e 1,5 miliardi di euro all’anno.

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Effetto dell’incarico a Mario Draghi e della possibilità di un suo governo sulle ceneri del Conte Bis. SuperMario non ha la bacchetta magica, ma è un magico tranquillante per i mercati e secondo gli analisti con lui alla guida del paese lo spread potrebbe scendere ulteriormente rispetto a questi giorni di euforia

Secondo Andrea Delitala, head of euro multi asset di Pictet Asset Management, la "formazione di un governo Draghi vale un restringimento dello spread di 20/25 punti base". 

Lo spread è già sceso di circa 15 punti dal momento delle dimissioni di Conte, ma "un’ulteriore compressione di 20 punti base sarebbe possibile sui progetti presentati ed approvati dalla Commissione Europea contestualmente a credibili riforme strutturali su Pubblica amministrazione, pensioni e giustizia presentate nei prossimi mesi". In questo modo, è la previsione dell’analista di Pictet, "il differenziale contro bund potrebbe comprimersi a 70 punti base, non lontano da quello fra il bund e i Bonos spagnoli". 

Più cauto Michele Morra, Portfolio Manager Moneyfarm, che tuttavia prevede un futuro roseo: "Nel lungo periodo, se davvero l’Italia dovesse risollevarsi dalla stagnazione dell’ultimo decennio e ridurre il proprio livello di indebitamento, in uno scenario estremamente ottimistico, lo spread potrebbe tornare a livelli pre 2008 (circa 20 punti base), o comunque riassestarsi ai livelli degli altri paesi dell'Europa periferica (Spagna e Portogallo), i cui spread sono intorno ai 50/57 punti".

Un sogno, direte. Un traguardo che, spiega Morra, si può raggiungere a determinate condizioni: "Dipende tutto da numerosi fattori quali unione fiscale, ripresa dalla pandemia e ammodernamento del paese tramite riforme strutturali". Tutto questo quindi nel lungo termine, perché nel breve termine "a volatilità rende difficile fare previsioni" e il rischio è che "restringimenti considerevoli del differenziale potrebbero essere di breve durata se non supportati da dati su Pil e utili societari solidi e in crescita già da quest’anno". Lo spread è un indicatore "altamente ciclico - chiarisce Morra - e indipendentemente dall’andamento dell’Italia, nel breve termine, crescerà e diminuirà di pari passo con la volatilità dei mercati globali".

Detto questo, è innegabile che la discesa dello spread faccia bene all'Italia e al suo bilancio. "Un ulteriore restringimento dello spread di circa 50 punti base, vale ogni anno, un ulteriore risparmio quantificabile in circa 1,5 miliardi di euro", calcola Delitala. Cifra su cui concorda Moneyfarm. "Il risparmio in termini di minori interessi è strettamente legato all'attività di emissione di nuovo debito nel corso dei prossimi mesi - fa una premessa Morra –. Inoltre, a impattare su questa misura non è tanto lo spread quanto il livello dei tassi d'interesse in termini assoluti. Il rapporto di equivalenza tra spread e tasso di interesse è valido solo per le emissioni più a lunga scadenza".

Detto ciò, se nel 2020 l’attività di emissione è stata pari a circa 500 miliardi di euro "su una cifra di tale entità, un eventuale restringimento di 20/30 punti base su tutta la curva - se duraturo e a parità di tasso governativo tedesco - potrebbe comportare un risparmio nell'ordine di 1/1,5 miliardi di euro all’anno".

Stime generiche, chiarisce l'analista di Moneyfarm, perché ovviamente il risparmio reale dipenderà dal fabbisogno del governo italiano e dai movimenti dei tassi sulle diverse parti della curva. Non basta insomma la buona novella di un Draghi premier per salvare il paese. Occorre anche crescere. "Il vero tema resta legato alla sostenibilità di medio periodo – ragiona Morra –. Quando l'intervento di sostegno delle banche centrali verrà meno quanto sarà sostenibile il servizio del debito? In questo senso la figura di Draghi può rappresentare una garanzia per gli investitori, ma a contare saranno soprattutto i dati relativi all'economia e la risposta data dai governi europei alla crisi. Al di là di questo effetto di breve termine, sarà interessante misurare le risposte dell’esecutivo Draghi sulla capacità del Paese di generare crescita, sia nel 2021 sia attraverso investimenti che migliorino le prospettive di lungo termine"A questo punto fondamentale sarà il modo con cui useremo i fondi del Recovery Plan che "consentiranno ulteriori risparmi rispetto alla traiettoria del debito pubblico italiano", spiega Delitala. Il meccanismo è doppiamente favorevole all'Italia. "Quei fondi rappresentano minori emissioni italiane e corrispondono a maggiori emissioni da parte dei Paesi ‘finanziatori’ (Germania, Francia ecc).

Il differenziale di rendimento dovrebbe dunque comprimersi ulteriormente negli anni di erogazione dei fondi  (fino al 2027)". Beneficio aumentato se partiranno anche le riforme strutturali che dovrebbero produrre un "incremento della crescita potenziale dell'economia italiana". A quel punto lo spread potrebbe calare ancora con il "miglioramento del merito di credito del debito italiano da parte delle agenzie di rating". Un "circolo virtuoso" che l'Italia non può lasciarsi sfuggire.