Spread chiude a 212 punti base con timori su Draghi. La Borsa a -1,6%

Il differenziale tra i titoli italiani decennali e tedeschi era sceso a 194 punti durante il discorso, poi il cambio di rotta. Anche le borse europee chiudono al ribasso

Operatori di Borsa al lavoro (Ansa)

Operatori di Borsa al lavoro (Ansa)

Milano, 20 luglio 2022 - Lo spread tra BTp e Bund chiude a 212 punti base tra le preoccupazioni per il destino del governo di Mario Draghi. Il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi si è ampliato di 8 punti base rispetto alla chiusura di ieri e di poco meno di 20 punti rispetto ai minimi della giornata, segnati dopo l'apertura di Draghi, nelle sue comunicazioni, alla prosecuzione del governo in presenza di un ampio sostegno da parte del Parlamento. Il rendimento dei Btp, il peggiore tra i titoli di Stato dell'Eurozona, sale di 6 punti base, al 3,37%.

Il cambio di rotta dell'andamento dello Spread si era già visto in tarda mattinata: era infatti risalito a 210,3 punti dopo essere sceso a 193,9 punti durante il discorso del presidente del Consiglio in Senato. Il tasso del decennale italiano si era attestato al 3,312% a metà giornata, per poi salire al 3,388% investito dai timori e dalle incertezze per la futura tenuta del governo. Mercato azionario volatile per tutto il giorno in attesa dell'esito del voto di fiducia che arriverà solo in serata e chiarirà le sorti del governo. L'ottimismo della vigilia ha lasciato spazio all'incertezza e ai timori di instabilità politica. Dopo l'intervento a Palazzo Madama del premier, che ha chiesto un nuovo patto di fiducia ai partiti, lasciando la porta aperta alla sua permanenza alla guida dell'esecutivo, Piazza Affari è virata in negativo e a fine mattinana ha ampliato i ribassi.Nel dettaglio, l'Ftse Mib, partito in territorio positivo, nel primo pomeriggio cede lo 0,94% e arriva poi a -2,1%. Ma la crisi lo affonda e chiude a -1,6%. Gli altri titoli: Italgas (-4,2%) e Saipem (-3,9%) in testa ai ribassi. Intesa (-3,5%) guida i cali tra le banche, penalizzate dalla crescita dello spread e in attesa di conoscere domani le decisioni della Bce sui tassi. Con Cà de Sass soffre un po' tutto il comparto finanziario, con Generali (-2,9%), Bper (-2,9%), Unicredit (-2,8%), Banco (-2,3%), Poste (-2,2%), Mediolanum (-2,2%) e Fineco (-2,1%). Male anche i titoli dell'energia con in testa Enel (-3,1%), Snam (-2,4%) e Terna (-2,4%). Resistono alle vendite solo Stm (+2,2%), Diasorin (+1,5%), Tim (+0,8%) e Moncler (+0,5%). Affondano anche i future su Piazza Affari. I future sul Ftse Mib con scadenza settembre 2022 perdono il 4,1% mentre l'euro scivola a 1,015 sul dollaro.

Le Borse europee erano già deboli in mattinata alla vigilia della riunione della Bce, che domani dovrà decidere se alzare i tassi di 25 punti base, come aveva largamente preannunciato, o invece accelerare la stretta monetaria con un rialzo di 50 punti per frenare l'inflazione galoppante. Milano indossa la maglia nera e la crisi politica italiana che rappresenta un altro grattacapo anche per Christine Lagarde, impegnata nella messa a punto di uno scudo anti-spread sul quale domani il mercato pretenderà chiarimenti.

Dopo l'apertura poco mossa di Wall Street (il Dow Jones perde lo 0,11% a 31.796,12 punti, il Nasdaq sale dello 0,02% a 11.716,10 punti mentre lo S&P 500 cede lo 0,08% a 3.931,88 punti), Francoforte ha perso lo 0,21%, Parigi lo 0,27% e Londra lo 0,41%. In rosso anche i future sulle altre Borse europee: Madrid perde l'1,9%, Parigi l'1%, Francoforte lo 0,7% e Londra lo 0,6%.

Durante la giornata: in mattinata Madrid era la peggiore con Milano (-0,7% entrambe), preceduta da Francoforte (-0,37%), Parigi e Londra (-0,2% entrambe). A metà giornata Londra aveva ceduto lo 0,3%, Parigi lo 0,4% e Francoforte lo 0,8% mentre l'euro, che potrebbe avvantaggiarsi da un rialzo dei tassi dello 0,5%, scambiava a 1,023 con il dollaro.

Poco mosso il gas europeo, con i future ad Amsterdam che hanno ceduto lo 0,5% a 153,5 euro dopo che la Commissione Ue ha presentato il suo piano per superare l'inverno, che in caso di interruzione delle forniture russe prevede un taglio del 15% dei consumi. 

Il petrolio chiude in calo a New York, dove le quotazioni perdono l'1,88% a 102,26 dollari al barile. I prezzi erano già scesi sotto la pressione degli sforzi delle banche centrali mondiali per contenere l'inflazione e in vista del previsto aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti a causa dell'indebolimento della domanda di prodotti. I future sul Brent con consegna a settembre erano arretrati in giornata dell'1,58% a 105,67 dollari al barile, mentre i future sul West Texas Intermediate statunitense con consegna ad agosto hanno perso l'1,61% a 102,53 dollari al barile.