Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo Spid scadrà a giugno. Poi che succede? Ipotesi "green pass" europeo nel futuro

Il Governo ha prorogato la durata e sta pensando a un sistema per uniformare l'autenticazione dell'identità per gli accessi alle piattaforme digitali

Anche nel prossimo futuro sarà possibile continuare a utilizzare lo Spid, il più gettonato sistema dedicato alla validazione dell’identità digitale nel nostro Paese, anche se all’orizzonte si profilano una serie di modifiche che nell’arco dei prossimi anni dovranno portare alla convergenza in un sistema unico, probabilmente di valenza europea.

Il futuro dello Spid
Il futuro dello Spid

La proroga

I margini operativi erano diventati decisamente ridotti, perché gli accordi presi con le aziende titolate a gestire l’identità digitale degli italiani attualmente in essere, scadevano ad aprile. Con l’intento di ridefinire il quadro in maniera più esaustiva, è stata quindi stabilita una proroga delle attuali condizioni fino a giugno, con l’impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti a lavorare per la realizzazione di un piano pluriennale dedicato a questo tipo di servizio, ormai imprescindibile per tantissimi utenti.

L’intervento del Governo

Su questa linea già nei giorni scorsi si era chiaramente espresso Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione tecnologica, che aveva dichiarato l’intento di “definire un rinnovo pluriennale del servizio e la disponibilità a individuare un sostegno che, dopo anni di richieste inascoltate da parte dei precedenti governi, possa garantire la sostenibilità economica dello Spid, a fronte dell'impegno richiesto".

Le preferenze degli italiani

A oggi gli iscritti a Spid (acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale) sono circa 33 milioni e mezzo, poco di più rispetto a quelli della carata di identità elettronica (che si attestano intorno ai 32 milioni e 700.000), ma a fare la differenza sono gli accessi registrati ai servizi: nel 2022 sono stati circa un miliardo (quasi il doppio rispetto al 2021) per quanto riguarda Spid e solo 21 milioni per Cie.

Le ragioni

Spid è più immediato da usare, può bastare scansionare un qr code e digitare il proprio codice segreto per connettersi immediatamente alla vastissima rete di servizi proposti attraverso i canali digitali, mentre per usufruire della chiave d’accesso offerta dalla carta di identità elettronica, è necessario, oltre ad avere con sé il documento, disporre di un dispositivo abilitato alla sua ‘lettura’.

Scenari futuri

Già da ora in ogni caso si sta andando nella direzione di razionalizzare i diversi sistemi con l’intento di arrivare a un’unica piattaforma. Il tema è stato ribadito dallo stesso tavolo governativo: “Le parti hanno convenuto di attivare un lavoro congiunto finalizzato alla definizione, entro il prossimo mese di giugno, del percorso evolutivo dell'Identità Digitale".

Continuità del servizio

L’obiettivo principale è quello di garantire che gli utenti non incorrano in disservizi e dunque possano continuare a utilizzare i loro consueti metodi di identificazione senza intoppi anche in questo periodo di transizione, che dovrà servire per allineare l’Italia al contesto europeo.

Riconoscimento univoco

Sui dettagli non ci sono ancora certezze, ma una delle ipotesi più in voga è quella che si possa arrivare alla definizione di un quadro simile a quello istituito – per ragioni diverse, evidentemente – ai tempi della pandemia, col green pass che aveva valenza europea. Su questa linea operativa dunque, l’obiettivo sarebbe quello di creare un’unica grande banca dati che possa accogliere documenti di validità internazionale (come per esempio la patente di guida) o altri a valenza comunitaria (magari certificati o attestati che possono essere richiesti in ambito scolastico o lavorativo e non solo) per semplificare ulteriormente le procedure e mettere all’angolo la burocrazia. Le prospettive sono interessanti, ma gli aspetti pratici restano tutti da valutare. A partire dai prossimi mesi.

 

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