Giovedì 18 Aprile 2024

Spid: incognite sul futuro dal 23 aprile. Perché lo Stato vuole una app unica con la Cie

Il problema della gestione dell'identità digitale dei cittadini: sono 34 milioni gli attuali fruitori del servizio

Il servizio Spid (Ravaglia)

Il servizio Spid (Ravaglia)

Roma, 22 febbraio 2023 - La preoccupazione diffusa è che tra le tantissime cose che si potrebbero migliorare nel sistema Italia, si vada a mettere le mani su una di quelle che invece funziona in maniera adeguata, rischiando di ottenere risultati controproducenti. Parliamo di Spid, il sistema pubblico di identità digitale, sul cui prossimo futuro regnano tante incognite, dal momento che il Governo è intenzionato a farlo confluire in una nuova applicazione a gestione pubblica.

Le ragioni dell’intervento

La questione è diventata di attualità a partire da dicembre, quando il sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti ha annunciato l’intento di arrivare al progressivo ‘spegnimento’ di Spid, a vantaggio dell’utilizzo dei canali legati alla carta di identità elettronica. Spid è gestito da aziende private (che in ogni caso forniscono un servizio gratuito per il cittadino) mentre la carta di identità elettronica è ovviamente sotto l’egida delle strutture pubbliche.

Questioni irrisolte

Detto dell’intento, trasferire il concetto sul lato pratico non è semplice e nemmeno scontato. Prima di tutto per una questione di numeri. Oggi Spid conta 34 milioni di utenti attivi, che in larga parte sono ampiamente soddisfatti di un servizio in grado di semplificare le interazioni con circa 15.000 pubbliche amministrazioni che spaziano dai servizi degli sportelli comunali, provinciali, regionali o statali a quelli legati ai servizi sanitari.

Una nuova app

L’intenzione del Governo sarebbe in ogni caso quella di spingere sull’acceleratore, per essere in grado già da marzo di avviare i bandi per la realizzazione di una nuova app all’interno della quale far convogliare sia Spid che Cie, dando così allo Stato la piena gestione dell’identità digitale dei cittadini.

Gli operatori privati

E’ da affrontare anche la questione relativa alle società che in questi anni hanno sostenuto corposi investimenti per avviare e gestire un servizio che per gli utenti è costo zero. La trattativa nei palazzi romani è in corso, con le controparti che metterebbero sul tavolo la richiesta di un corrispettivo variabile tra 1,5 e 1,8 euro per ogni utente. Tornando al dato che indica in 34 milioni gli attuali fruitori del servizio, quantificare l’ordine di grandezza dell’eventuale costo per le casse dello Stato significa stare nell’ordine delle diverse decine di milioni di euro.

Le procedure

Il tutto senza considerare le perplessità dei cittadini soddisfatti del servizio attuale e che al momento sarebbero scettici di fronte all’idea della migrazione, soprattutto perché il sistema della carta di identità elettronica è più complesso da utilizzare, richiede il documento fisico e in certi casi un apposito strumento abilitato alla lettura. Una ulteriore dimostrazione a riguardo arriva da una rilevazione effettuata da Repubblica, in base alla quale gli utenti di Spid (che sono circa gli stessi di Cie), utilizzano il primo strumento 50 volte in più rispetto alla carta di identità elettronica per accedere ai servizi online.

I rischi

L’attuale concessione relativa ai servizi di Spid scadrà tra due mesi, il 23 aprile. I tempi sono chiaramente strettissimi e il documento messo sul tavolo dal dipartimento governativo propone un’estensione di ulteriori 36 mesi. A queste condizioni però gli operatori privati sono contrari, prima di tutto per via del citato tema del riconoscimento economico. Nel caso non si dovesse raggiungere un accordo, gli utilizzatori di Spid correrebbero il rischio di veder sospendere bruscamente il servizio.

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