Giovedì 18 Aprile 2024

L'esercito degli specializzandi fantasma. Lavoro con i medici, ma senza stipendio

Sono veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi. La proposta di legge di Crisanti

Lavoro in laboratorio, foto generica

Lavoro in laboratorio, foto generica

La categoria degli ‘invisibili’ esiste anche tra le figure di talento che potrebbero rappresentare il futuro del nostro Paese, per competenze, preparazione e attitudini professionali. Ma che purtroppo rischiano di venire schiacciate tra le pieghe di norme che invece di garantire parità di trattamenti, allargano le differenze, a discapito, ancora una volta, di chi ha meno mezzi economici per sostenere le sue capacità. E’ di questo che parla il disegno di legge proposto dal senatore del Partito Democratico Andrea Crisanti, diventato noto al grande pubblico ai tempi della pandemia per il suo ruolo di microbiologo e virologo di fama internazionale.

Disparità tra specializzandi

Gli ‘invisibili’ dei quali si occupa Crisanti sono le giovani e i giovani alle prese col periodo di specializzazione in aree non mediche. Nello specifico il riferimento è alle categorie dei veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi iscrivibili alle scuole di specializzazione post-laurea. “A livello nazionale - è il giudizio del senatore – l’ordine di grandezza non è alto, perché parliamo di un platea che indicativamente riguarda tra le 2.800 e le 3.000 persone, spalmate in un percorso che può variare tra i tre e i quatto anni. Dunque numeri alla mano si tratterebbe di immettere nel nostro sistema nazionale circa 10 milioni di euro il primo anno, che poi scenderebbero a 4 una volta a regime”.

Figure di alta formazione

Le persone interessate svolgono un ruolo tutt’altro che marginale nel mondo della sanità pubblica: “Parliamo di chi durante la pandemia è entrato in contatto con milioni di tamponi e con chi possiede le competenze per operare con macchinari tecnologici di ultima generazione ormai imprescindibili in ambito ospedaliero ma che di certo un medico da solo non saprebbe gestire. Ritengo questo quadro quello di una inaccettabile ingiustizia che favorisce chi ha i mezzi economici per sostenersi autonomamente e che invece chiude la porta in faccia a chi non può contare su tali risorse e dunque deve abbandonare la strada perché non può permettersi di vivere senza ricevere una retribuzione”.

Richiami costituzionali

Crisanti, rimarcando che il tema non riguarda gli specializzandi in area medica che invece hanno diritto all’assegnazione di borse di studio, si rifà anche alla nostra Costituzione, partendo dall’articolo 3: “Se è vero che tutti i cittadini hanno uguali diritti, questa stortura deve essere riparata. A braccetto ci sono anche l’articolo 34 che cita il diritto all’accesso ai gradi più alti di istruzione a tutti i meritevoli e il 36 che chiarisce il fatto che il lavoro debba essere retribuito. Giudico la situazione attuale un orrore giudiziario che deve essere superato”.

Disparità di genere

In base ai dati forniti per di più la questione peserebbe in particolare sulle donne, visto che circa l’80% delle persone comprese in questa categoria di specializzandi non retribuiti sarebbe rappresentato appunto dall’universo femminile. “Un ulteriore ostacolo verso la parità e un ulteriore problema che non può essere ignorato. Fermo ristando il fatto che quando si parla di sfruttamento, anche una sola persona che subisce questa piaga, è già una di troppo”.

Percorso vincolante

Il passaggio dall’iter di specializzazione non può per di più essere bypassato, come ha ricordato lo stesso Crisanti: “Il fatto che gli specializzandi di area non medica non godano a oggi di alcuna forma di sostegno economico collegato alla frequenza delle scuole di specializzazione, è una discriminazione ancora più grave considerando il fatto che il possesso di un titolo di specializzazione è diventato requisito necessario per l’accesso alla dirigenza sanitaria del servizio sanitario nazionale, sia per i dirigenti di area medica sia per quelli di area non medica”.

Ampio consenso

La proposta del microbiologo ha trovato l’appoggio di tutta l’opposizione e pare che anche nel Governo il tema sia stato ritenuto condivisibile. “Si sono detti favorevoli la ministra della Ricerca Anna Maria Bernini e il ministro della Salute Orazio Schillaci. Speriamo che questo apprezzamento a parole si traduca anche in fatti concreti in aula, perché ovviamente poter contare sull’unanimità di consensi favorirebbe enormemente l’iter di approvazione”.

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