Martedì 23 Aprile 2024

"Zuccari si schiera con il Banco Farmaceutico per aiutare gli ucraini"

L’ad di Zuccari, Stefano Sala

L’ad di Zuccari, Stefano Sala

SPREMERSI LE MENINGI per trovare soluzioni creative ai piccoli (e grandi) problemi di tutti. O, ancora meglio, sforzarsi di porre l’industria al servizio del buon vivere, perché anche il business deve avere un’anima (e un cervello). Questi alcuni dei pilastri del lavoro di Zuccari, l’azienda trentina fondata nel 1993 dall’ad Stefano Sala e attiva da allora nei campi della farmacia e dell’erboristeria, grazie allo sviluppo di integratori naturali, cosmeceutici e dispositivi medici ad alto tasso di innovazione.

Prima di raccontare di voi, sappiamo che c’è un progetto che vi sta particolarmente a cuore.

"La guerra è uno di quegli avvenimenti che portano all’estremo il meglio e il peggio degli esseri umani e, nel caso di una società che, come la nostra, si occupa di benessere, avere la presunzione di essere utili in un contesto bellico può risultare contradditorio. Tuttavia, se è vero che il conflitto è sempre frutto di un disequilibrio, tentare di riportare un po’ di equilibrio nella vita di chi ne soffre gli effetti può non essere poi così peregrino. A partire dalla cura dei più piccoli dettagli, come siamo abituati a fare nell’ambito di un lavoro quotidiano che, per noi, consiste nel ‘curare’ le persone sane".

Nasce da queste premesse il vostro sostegno all’appello pro-Ucraina dal Banco Farmaceutico?

"Esattamente. Nel senso che, non appena l’ente della Croce Rossa Italiana impegnato nella distribuzione di farmaci in zone di guerra ha chiesto aiuto per le cure da riservare ai 110mila profughi ucraini che hanno varcato i nostri confini, anche noi che non siamo un’azienda farmaceutica nel senso più canonico del termine ci siamo sentiti chiamati in causa. E abbiamo risposto mettendo a disposizione il nostro sciroppo naturale Expertuss, pensato, nella linea per adulti e in quella per l’infanzia, per tenere sotto controllo, peraltro in una stagione delicata, disturbi come tosse, raffreddore e mal di gola. I quali, nel contesto di una migrazione forzata e dello stress che ne consegue, rischiano facilmente di degenerare e di portare a complicanze ben più serie".

Perché ‘stare bene’ è un diritto. Sia in condizioni normali sia nel pieno di una tragedia.

"Ucraina a parte, quello che noi facciamo da quasi trent’anni è proprio trovare idee innovative per prevenire le condizioni di malessere in maniera il più possibile sostenibile e ‘naturale’. Sfruttando le ultime frontiere della ricerca biologica e della tradizione erboristica del territorio trentino e del mondo intero per trasformare materie prime di qualità in ritrovati che plachino lo stress e migliorino gli standard della nostra vita fisica e cerebrale. In un vasto ventaglio di campi di applicazione".

Potrebbe farci qualche esempio concreto?

"Parliamo, nel dettaglio, di benessere nel senso più ampio possibile, dalla cosmesi all’igiene e all’interazione dei principi attivi delle piante con il nostro corpo fino all’alimentazione sana e all’integrazione di sostanze cruciali per il funzionamento dell’organismo, passando per l’utilizzo di estratti ed essenze per la pulizia, la sanificazione e la profumazione degli ambienti in cui viviamo".

La parola sanificazione, oggi come oggi, fa pensare al Covid. Tema che non vi giunge nuovo.

"Coronavirus, si sa, fa rima con mascherine. E proprio in fatto di sistemi di protezione individuale mi sento di citare una delle nostre ‘creazioni’ più importanti. Lo abbiamo chiamato progetto ‘Pop’ e, nei fatti, si tratta di un piccolo device da inserire all’interno della mascherine e capace di rilasciare una fragranza balsamica. Che, da una parte, rende più piacevole la respirazione di chi la indossa e, dall’altra, irrora il dispositivo con un buon profumo, risolvendo, così, due problemi in un sol colpo".

Lorenzo Pedrini

 

 

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